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Cronache dai Paesi emergenti. Singapore è più vicina
10 Mag 2013 11:01

Un piccolo ma significativo tassello è stato aggiunto ai collegamenti della Cina con l’Asia del sud-est.

Dopo sette anni di costruzione è stato inaugurato il tratto ferroviario tra Yuxi e Mengzi nella provincia cinese dello Yunnan.

Si tratta di 141 km che si snodano su montagne impervie e mai valicate dalla ferrovia.

Il percorso, pur nella sua brevità, prevede 35 tunnel e 61 ponti. Il suo valore prescinde comunque dall’ambito provinciale.

È parte integrante infatti del progetto ferroviario destinato a collegare Kunming (la capitale dello Yunnan) e Singapore, dopo un tragitto di 3.900 Km. La ferrovia – della quale alcuni tratti sono già in funzione – dovrà essere pronta nel 2020 e dà forza con lungimiranza al progetto di unire i binari al collegamento tra la Cina e l’Europa, un percorso non piu’ solo immaginato di alta velocita’, una moderna Via della Seta per l’integrazione commerciale tra i due continenti.

Per ora, la costruzione consentirà alla Cina ci accelerare la discesa verso l’Asia meridionale.

Vi saranno flussi turistici, ma i trasporti di merci saranno il vero obiettivo, con intenti di supremazia. L’Asean, l’Associazione dei 10 paesi del sud-est asiatico, è coinvolta quasi interamente nel progetto e non potra’ non rinsaldare i suoi legami con Pechino.

Già ora il blocco di 600 milioni di persone è il terzo partner commerciale della Cina (dopo l’Ue e gli Usa), ma il ritmo di crescita lo condurrà alla prima posizione entro pochissimi anni. Le economie del sud-est asiatico e cinese sono complementari, nella sinergia tra materie prime, diversita’ nella struttura, disponibilita’ di capitali e capacità manifatturiere. La sigla dell’Acfta (Asean-China Free Trade Association) nel 2010 ha composto la più popolosa unione commerciale al mondo, con una pressoché totale rimozione dei dazi all’importazione. Questa integrazione – nella quale un ruolo essenziale e’ svolto dalla diaspora cinese nel sud-est asiatico – non trova conferma sul versante politico.

I timori di un mascherato espansionismo cinese sono presenti nella memoria storica e nella cronaca quotidiana.

Il Vietnam è interessato alla costruzione, la ritiene essenziale per l’ammodernamento del suo sistema ferroviario, ma teme ovviamente il ritorno della sua posizione tributaria al gigante cinese. Per ironia della storia, il tratto ora inaugurato termina al confine con il Vietnam, non lontano dalla citta’ di Diem Bien Phu, dove nel 1954 la Francia perse la storica battaglia e fu costretta a lasciare l’Indocina. Thailandia e Malaysia sono consapevoli dei loro stretti legami con la Cina, ma ancora piu’ sono attente al difficile equilibrio etnico al loro interno.

Se dunque gli accordi economici trovano forza dalla ferrovia, le alchimie politiche potrebbero esserne alterate. Per mare, su gomma o su ferro, la Cina sta accelerando la sua discesa verso il mari caldi dell’Oceano pacifico. Per ironia, riprende in senso inverso il sogno delle potenze coloniali europee – la Francia e il Regno Unito – che nei corridoi meridionali del Tonchino e della Birmania cercavano di raggiungere l’impenetrabile mercato cinese, convinte delle sue dimensioni e delle sue potenzialità.

Oggi la Cina cerca nuovi mercati di sbocco per la sua esuberante produzione industriale.

Le infrastrutture ne costituiscono la mano disarmata in uno scenario inverso – e con maggiori possibilità di successo – di quello iniziato più di 100 anni fa. 


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