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Caro Arlacchi, lei sbaglia a negare la trattativa Stato-mafia
07 Giu 2013 08:56

Di norma rispetto tutto e tutti, ma talvolta leggere alcune cose mi fanno salire l’adrenalina. E purtuttavia sono conscio di rispettare l’opinione altrui. Non avrei voluto rispondere all’esimio e dotto conoscitore di Cose di mafia, prof. Pino Arlacchi. Veda professore di certo io non posso competere con lei, poiché lei rappresenta la persona esperta di mafie per eccellenza, ed io ero, invero, una modesta comparsa nel panorama della lotta a Cosa nostra.

Un semplice ed umile esecutore di ordini: ordini provenienti proprio da F&B, come lei li chiama ma io preferisco farne i nomi per intero, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Intanto, mi permetta di correggerla e mi creda non parlo di relato.

Giovanni Falcone e noi trentenni/quarantenni che operavamo a Palermo, sapevamo già dal 1982 della metamorfosi di Cosa nostra: sapevano che il comando era passato nelle mani di Totò Riina e guardi che non è stato Masino Buscetta a farcelo sapere, ancora non era divenuto collaboratore di Giustizia. Eppoi, per quando riguarda le dichiarazioni rese alla DIA da Buscetta, che sciolse la riserva di parlare degli uomini politici e dunque di Andreotti, ebbene io ero presente all’interrogatorio.

Lei, dottor Arlacchi, afferma con autorevolezza che non c’è stata nessuna trattativa Stato-mafia, dissento: per me può anche dire, che Cosa nostra non è mai esistita. Non creda, dottor Arlacchi di peccare di presunzione?

La Procura di Palermo, il GUP Morosini, gli investigatori che hanno condotto le indagini, sono tutti dilettanti allo sbaraglio? O solo lei è il detentore di verità assolute? Io penso che tutti quanti dovremmo aver fiducia nell’operato della Magistratura e quindi lasciamo che Organi giudicanti facciano il loro dovere nell’accertamento della verità.

Noi trentenni e quarantenni nell’82 e le faccio i nomi di Chinnici, Falcone, Di Lello, Borsellino, Cassarà, Montana, Accordino (funzionari di Polizia)e gli ufficiali dell’Arma, Angiolo Pellegrini e Tito Baldo Honorati, abbiamo perso la guerra con Cosa nostra perché come lei oggi nega l’esistenza di trattative, allora negavano l’esistenza della mafia. E la prego di aggiornare quel (non più di 2-3) ritengo che erano di più, molto di più.

L’abbiamo persa, anche perché nei posti chiavi furono messi personaggi di dubbia capacità operativa e solo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa avrebbe potuto aiutarci a vincerla.

Ordunque professore Arlacchi di cosa stiamo parlando. Io non posso essere annoverato tra gli amici di Falcone e Borsellino; la parola amicizia per me assume un valore inestimabile, tant’è che posso contare solo su 4/5 amici e quindi presuppongo che lei, appunto in virtù della sua amicizia con Falcone ne sappia molto più di me.

Io mi limito solo a far osservare che quando nel 89 un importante uomo di Cosa nostra decise di pentirsi, Falcone chiese che io partecipassi agli interrogatori.

Inoltre, le trattative tra uomini dello Stato e uomini di Cosa nostra ci sono sempre stati. E lo affermo con cognizione di causa. Ma lei è davvero convinto che noi non sapessimo nulla di Lima, Andreotti e altri collusi con cosa Nostra? Lei crede davvero che non conoscessimo vizi e virtù di collusi con la mafia, compreso magistrati? La citata guerra degli anni 80, tra noi e la mafia siciliana, poteva essere vinta, solo se ci avessero ascoltato o dati gli strumenti operativi adeguati.

Quel nugolo di persone, dei quali ho fatto i nomi, erano convinti di farcela. C’è stato un momento dove l’euforia aleggiava nei nostri cuori e la consapevolezza d’essere vicini alla sconfitta di Cosa nostra, ci faceva sognare; eravamo una “squadra” affiatata, noi poliziotti, carabinieri e magistratura: tra noi non c’erano gelosie o segreti.

Epperò la “mafia” non esisteva, come non sono mai esistite le trattative, è vero dottor Arlacchi?

La differenza sta tutta qui, caro professore Pino Arlacchi.

Nella foto: Pino Arlacchi (da internet)


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