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Era intollerante, i medici la sottoposero a test e morì. Ora la Procura chiede il processo per omicidio. “Medicinale preso su internet”
18 Lug 2013 07:34

La Procura di Trani ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo per tre persone a conclusione delle indagini sulla morte di Teresa Sunna, la giovane di Barletta morta il 24 marzo 2012 dopo essersi sottoposta a un test per intolleranza alimentare nello studio specialistico privato del gastroenterologo Ruggero Spinazzola, di Barletta. Gli imputati, che il 28 ottobre prossimo compariranno dinanzi al gup del tribunale di Trani, sono Spinazzola stesso, il direttore dell’azienda Mistral ad Astrim in Irlanda del Nord, Anthony Kelly Fimbar, di 50 anni, e una dipendente dell’azienda, Shauna McCormick, di 43.

I tre sono accusati di omicidio colposo aggravato e lesioni per aver cagionato “con contributi causali autonomi ed indipendenti l’uno dall’altro” la morte della paziente per avvelenamento acuto dovuto all’ingestione di nitrito di sodio e lesioni gravi di altre due pazienti che si erano sottoposte al test nello studio medico del gastroenterologo Roberto Spinazzola. Alle tre donne fu somministrato il nitrito di sodio che era stato acquistato via internet dallo studio di Spinazzola come sorbitolo, una sostanza innocua che viene abitualmente utilizzata per i test eseguiti per rilevare le intolleranze alimentari.

Il nitrito, secondo l’accusa, sarebbe stato erroneamente etichettato come sorbitolo durante le fasi di confezionamento del prodotto avvenute nella sede della Mistral in Irlanda del Nord. Finbar e McCormick – secondo le contestazioni già contenute nell’avviso di conclusione delle indagini – avrebbero “adottato condotte negligenti ed imprudenti oltre che inosservanti delle normative comunitarie omettendo di organizzare la conservazione delle sostanze chimiche (tossico nocive) e di quelle alimentari prodotte (o detenute per la vendita) in condizioni di sicurezza e in modo da prevenire e scongiurare rischi di contaminazione tra le diverse sostanze”.

Il medico Spinazzola è accusato di colpa grave per aver acquistato da internet “il prodotto medicinale” che è stato utilizzato per la diagnosi. Secondo le indagini coordinate dal pm inquirente Michele Ruggiero, la “grave colpa” del medico è determinata da “negligenza, imprudenza ed imperizia consistite nell’avventata scelta del canale di approvvigionamento del medicinale” e nella “mancata rigorosa verifica della effettiva corrispondenza del prodotto ricevuto per posta dalla società venditrice (Mistral) con quello indicato dalla scheda tecnica di accompagnamento del prodotto stesso”.

Secondo la Procura, inoltre, il medico avrebbe anche omesso di accertare la data di scadenza del prodotto (che era assente dal pacco postale) e non avrebbe nemmeno compiuto una “diretta preventiva rivalutazione anche solo visiva od olfattiva della sostanza somministrata”.


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