';

Lo Stato se ne va e abbandona il territorio
08 Lug 2013 16:10

La provincia è sempre un po’ più a sud del sud. Perché quando non si hanno i grandi numeri si viene più facilmente dimenticati, bistrattati, considerati come cittadini di serie B. E’ quello che sta accadendo con la riforma della geografia giudiziaria del Paese: un legge delega che, d’un tratto, ha cancellato 31 tribunali e altrettante procure sparse per l’Italia. Più che una riorganizzazione, una decimazione orizzontale, un taglio con l’accetta che rischia di lasciare sul campo il diritto costituzionalmente riconosciuto di accesso alla giustizia da parte di tutti gli italiani. Non la pensa così la Consulta che, lo scorso mercoledì, dopo aver ritenuto incostituzionale il tagli delle province, ha deciso, però, che un decreto è sufficiente per cambiare la vita e desertificare la presenza dello Stato negli angoli più remoti, quelli senza numeri, appunto.

È successo, così, che Sulmona, Pinerolo, Alba, Sala Consilina e Montepulciano, si sono visti respingere il ricorso presentato davanti alla Corte Costituzionale e vanificare le speranze di tenere aperti i loro tribunali. Piccoli, ma efficienti tribunali. Sì perché al di là di quanto ispirato dalla spending review, in nome della quale si è deciso che i tribunali sub provinciali dovranno chiudere il prossimo 13 settembre (ad eccezione dei quattro abruzzesi colpiti dal terremoto, le cui porte si chiuderanno nel 2015), il risparmio per lo Stato sarà irrisorio: poco più di 50 milioni di euro in tutto, hanno calcolato gli ordini forensi interessati e riuniti in un coordinamento nazionale.

In compenso spese maggiori si avranno per chi alla giustizia, nella provincia a sud, dovrà rivolgersi e anche per i contribuenti tutti, calcolando che solo il tribunale di Sulmona esegue ogni anno centinaia di rogatorie dal carcere di massima sicurezza che ospita. Tutti all’Aquila dal settembre 2015: detenuti, agenti di polizia penitenziaria, testimoni, avvocati, imputati o anche semplici cittadini che devono deporre un atto. Solo che per andare all’Aquila, da questo angolo d’Abruzzo, così semplice non è. Anzi. Da Pescasseroli, Ateleta, Villetta Barrea e tutti gli altri paesini sparsi nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ad esempio, ci vogliono oltre due ore di macchina, per chi ce l’ha, ad andare e altrettante a tornare. Sempre che non ci sia neve, ghiaccio e pioggia che, si sa, in montagna non sono proprio una rarità.

Con i mezzi pubblici, poi, un giorno non basta: perché nella provincia a sud del sud, gli autobus non ci sono, le linee ferroviarie vengono considerate “rami secchi” e chiuse (la Sulmona-Carpinone ad esempio) e cavalli e muli fanno un gran chiasso sull’asfalto. Lo Stato, in altre parole, abbandona la sua periferia, quella della provincia, e la condanna allo spopolamento, più di quanto l’abbia condannata finora la crisi. Da Sulmona, dall’Alto Sangro e da tutti i 31 territori falcidiati dalla riforma, infatti, non andranno via solo avvocati, magistrati, tecnici, consulenti e tutto l’indotto che un tribunale comporta; ma andrà via, soprattutto, la voglia di restare a viverci nella provincia a sud del sud.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento