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Una nuova casa per il “Centro Studi Paolo Borsellino”
19 Lug 2013 08:44

Il ‘centro studi Paolo Borsellino’ sarà ospitato nei locali delle ex Scuderie di Villa Niscemi, a Palermo. Lo ha annunciato il sindaco Leoluca Orlando ieri a margine dell’iniziativa organizzata da ‘Un’altra Storia’ e dal ‘Centro studi ‘Paolo Borsellino’ dedicata al giudice a Villa Niscemi scoprendo la targa intitolata al Centro studi.

Si tratta di due locali che ospiteranno temporaneamente – in attesa di una sede definitiva – le strutture e il materiale del centro studi per la ricerca, lo studio e l’archiviazione del patrimonio scritto e non solo, raccolto in questi 21 anni dalla strage di via D’Amelio. Negli spazi offerti dal Comune di Palermo saranno allestite mostre, esposizioni e iniziative di carattere socio-culturale per ‘fare memoria’.

Il Centro studi Paolo Borsellino si è costituito il 6 ottobre 2011 ispirandosi agli insegnamenti del giudice Borsellino ovvero “coltivare nelle nuove generazioni i valori della legalità, della memoria operante, del dialogo tra culture diverse”, che individuava nei luoghi educativi e d’istruzione un fattore strategico di crescita civica e culturale della società.

“Ringraziamo l’Amministrazione comunale di Palermo per il supporto e – ha detto il presidente del Centro studi Paolo Borsellino – Maria Tomarchio – soprattutto per l’atteggiamento di colta sensibilità mostrato nei confronti del progetto del Centro studi Paolo Borsellino, e per la condivisione dell’idea di ‘memoria operante’ come motore di cambiamento”.

“Sono sicura che a Paolo sarebbe piaciuta l’idea di un luogo prestigioso come questo delle ex Scuderie di Villa Niscemi e lui vive qui – ha detto Rita Borsellino, presidente onoraria – insieme al grande patrimonio che in questi anni le scuole, enti e associazioni hanno prodotto sui temi della giustizia e della legalità che qui confluiranno perché siano a disposizione di tutti”. Il Laboratorio Zen Insieme ha donato in questa occasione l’archivio dei 25 anni di attività al centro studi Paolo Borsellino e altre donazioni arriveranno da enti, associazioni e scuole.

La consegna dei locali è avvenuta a margine dell’evento svoltosi a Villa Niscemi “PARLATE DELLA MAFIA. PARLATENE ALLA RADIO, IN TELEVISIONE, SUI GIORNALI. PERO’ PARLATENE” in cui Rita Borsellino ha intervistato provocatoriamente i giornalisti Giuseppe Lo Bianco de Il Fatto Quotidiano e autore di libri sulla mafia e Anna Petrozzi, di Antimafia2000. Erano presenti cinquanta ragazzi provenienti dalla Liguria, Toscana, Lombardia, Calabria, dall’Afghanistan e dagli Stati Uniti impegnati in questi giorni nei campi di lavoro sui terreni confiscati alla mafia a Corleone gestiti dalla Coperativa Lavoro e non solo.

Al centro del dibattito il ruolo dell’informazione in questi 21 anni del post stragismo e l’esistenza della così detta Trattativa Stato – mafia e del perchè definirla ‘presunta’, i grandi segreti e le omissioni.

Mi chiedo cosa abbia portato, a un certo punto della storia, alla demonizzazione di pubblici ministeri e pentiti, alle fughe di notizie e mi chiedo anche se, alla fine, i bravi giudici sono solo quelli che muoiono, mentre gli altri sembrano brutti sporchi e cattivi”.

Queste alcune delle domande poste da Rita Borsellino ai giornalisti.

“Una parte dell’informazione di questo Paese ha deciso di diventare megafono della verità ufficiale. – ha detto Giuseppe Lo Bianco – C’è stata una colossale operazione di mistificazione – prima mediatica e poi processuale, con le false rivelazioni del pentito Scarantino cui il pm Alfonso Sabella non diede alcuna credibilità. Perché a Caltanissetta all’inizio, sin dal 1992, quelle dichiarazioni non vennero dichiarate carta straccia? Inoltre sembra si voglia far passare il fatto che se lo Stato decide di trattare con la mafia non sia un fatto penalmente rilevante, per cui la magistratura non ha il compito di indagare su questo”.

Questa è una Repubblica fondata sul segreto, manca il coraggio, anche dei media. – ha detto Anna Petrozzi, caporedattore di Antimafia2000 – Il Paese vive una sorta di paralisi, si continua a mettere la polvere sotto al tappeto, è come imprigionato dal ricatto, chi sa non parla, e c’è tanta gente che sa ma non dice, ma è chiaro che più non dicono più confermano”.

Nel dibattito è intervenuto anche Leonardo Guarnotta, presidente del tribunale di Palermo che ha voluto dedicare qualche parola al ricordo del collega Paolo. ”Anche la corte d’Assise di Firenze ha detto che la trattativa è esistita e che a prendere l’iniziativa furono uomini dello Stato – ha detto Guarnotta -. Le sentenze si rispettano ma si possono criticare, e la sentenza che ieri ha assolto Mori dice che il fatto c’è stato ma non è stato commesso con dolo. Uno Stato come il nostro che ha paura di conoscere la verità è uno Stato senza futuro”.


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