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Vi racconto la rivoluzione industriale della stampa 3D, grande opportunità per il Sud
21 Lug 2013 08:00

Immaginate che l’industria manifatturiera sia all’alba di una nuova rivoluzione. Immaginate che gli equilibri e gli scenari macro-economici mondiali possano cambiare drasticamente nei prossimi 10-20 anni. Perfetto, benvenuti nell’era della stampa 3D.

Innanzitutto cos’è una stampante 3D? Senza scendere in dettagli eccessivi una stampante 3D consente di creare oggetti, sovrapponendo strati a 3 dimensioni di un determinato materiale (ad esempio resina liquida). Al momento le stampanti 3D possono lavorare su un solo materiale alla volta ed i materiali utilizzati sono una decina, in prevalenza metalli e plastiche di vari tipi, ma si comincia a lavorare anche su altri. Addirittura è possibile stampare organi umani da cellule viventi, utilizzando un liquido contenente cellule staminali. In laboratorio si sono già ottenuti vesciche e reni. Sono state create anche delle pistole funzionanti tramite le stampanti 3D.

In sintesi le stampanti 3D, insieme ai computer, permettono di realizzare oggetti fisici. Se i computer ed internet avevano permesso la “dematerializzazione” (dagli atomi ai bit) le stampanti 3D consentiranno la “materializzazione” (dai bit agli atomi) con conseguenze di grande importanza economiche, sociali e politiche. Per ulteriori dettagli sugli infiniti ambiti applicativi della stampa 3D cliccate qui.

Perché l’avvento di questa nuova tecnologia è una grande opportunità per il Meridione del nostro Paese?

Sempre più persone potranno facilmente avere a disposizione strumenti per il design di nuovi prodotti, i quali potranno essere creati o in casa tramite la propria stampante 3D, oppure affidandosi ad un’azienda che fa questo di lavoro, ovvero la produzione per conto terzi.

La produzione per conto terzi esiste ovviamente già oggi, ma l’avvento della tecnologia di stampa 3D permetterà di abbattere in modo molto significativo i costi di produzione, lasciando tutto il valore nell’idea e nel design del prodotto: la produzione diventerà quasi una commodity. Oggi esiste circa un migliaio di “centri di produzione” in tutto il mondo accessibili a chiunque e stanno crescendo a una velocità sorprendente.

Il cambiamento dei processi produttivi avrà anche un forte impatto a livello di economia politica. Stati come la Cina stanno crescendo molto, perché sono la fabbrica del mondo e producono la maggior parte dei prodotti sul mercato (dagli smart phone fino ai giocattoli). Ma molti analisti prevedono che, nel medio periodo, i costi di produzione tra Oriente ed Occidente saranno equiparabili a causa delle nuove tecnologie produttive (stampanti 3D, ma anche robot) e delle modifiche/evoluzioni sociali che inevitabilmente ci saranno in Oriente. Le nuove tecnologiche riporteranno le attività produttive/manifatturiere ad una dimensione locale e non più globale, in quanto i costi di spedizione e distribuzione incideranno più di quelli di produzione.

Il ritorno alla localizzazione delle attività produttive è un’incredibile opportunità per il territorio. Se i costi dell’industria manifatturiera saranno soprattutto relativi alla distribuzione ed il trasporto più che alla produzione vera e propria, il Sud potrebbe diventare un importante hub produttivo per il bacino del mediterraneo (Sud Europa e Nord Africa).

Cosa serve? Innovazione tecnologica ed investimenti nella nascente tecnologia, sia in termini di creazione di centri di produzione attrezzati con stampanti 3D sia in termini di formazione di personale.

La maturità di questa tecnologia è alla pari di quella dei computer ai tempi della fondazione della Apple ovvero all’inizio dell’era digitale (o della “de materializzazione”) . Ci sono già diverse start up in giro per il mondo, specie nella Silicon Valley, che si stanno preparando  all’arrivo dell’era della stampa 3D (o della “ri materializzazione”). Il nostro Paese sarà pronto per questa nuova, eccitante opportunità?


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