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I 21 mila sfollati dell’Aquila che sono diventati invisibili
13 Set 2013 08:23

Lo sfollato è una persona costretta a lasciare temporaneamente la propria residenza abituale a causa di una guerra o di altre calamità, per esempio un terremoto.

A L’Aquila ci sono ancora, al momento, 21640 persone sfollate.

Il termine sfollato è stato usato molto poco per il terremoto dell’Aquila, non già perché in disuso, ma perché sin dalla fase dell’emergenza e ancor più dall’inizio dei lavori per la mastodontica opera definita “progetto C.A.S.E.”, le famose New Towns, gli aquilani sono stati dipinti e considerati terremotati fortunati.

Così agli aquilani in tendopoli venne detto da Silvio Berlusconi in persona: “Naturalmente si tratta di una sistemazione provvisoria, ma dovrebbero vederlo come un weekend in campeggio”.
Più tardi, consegnando le case provvisorie a Onna (tra l’altro costruite dalla provincia di Trento) le definì “Ville” vere e proprie ville.

Riguardo il progetto C.A.S.E. annunciò: “…entro la fine di novembre … il totale di persone che saranno sotto un tetto, con una villa o un appartamento dotati di tutti i confort eccetera, alla fine saranno in totale 34-35.000″.

Ma torniamo ai 21640 sfollati di oggi, anzi alle persone assistite, come viene comunemente detto: 12033 vivono nelle New Towns, 2507 in case provvisorie (costate la metà del progetto C.A.S.E.), 857 in affitto (variamente concordato), 5984 percepiscono il contributo di autonoma sistemazione (cioè percepiscono una certa cifra mensile e con questa si sono sistemati in maniera autonoma), 259 sono ospiti in strutture ricettive (di cui 116 nella caserma della Guardia di Finanza, quella del G8).

Molti di questi sfollati non sanno quanto sarà lunga la temporaneità della loro situazione: gli abitanti del centro storico, tranne pochi, non sanno i tempi della ricostruzione della loro casa.

Ci sono sfollati normali e sfollati speciali: qui a L’Aquila siamo stati speciali e continuiamo ad esserlo, ignari del futuro della nostra città.


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