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E l’Ilva non ha i soldi per pagare i fornitori
27 Set 2013 09:27

Un crescendo di allarme: è la giornata tracciata da Riva Acciaio dopo l’incontro con il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato. Si è partiti facendo sapere di essere pronti al dialogo con il custode giudiziario dei beni sequestrati per verificare se ci siano le condizioni per riprendere l’attività produttiva.

Si è finiti con l’annuncio ai fornitori di non poterli pagare ”non potendo disporre di alcuna somma liquida”. Nel mezzo c’è l’aver saputo ufficialmente dal custode giudiziario dei beni sequestrati, Mario Tagarelli, che questi non è ancora entrato in possesso degli stessi beni ed è in attesa della notifica del relativo verbale da parte della Guardia di Finanza, che sta ultimando nei dettagli l’elenco dei beni
bloccati.

Tagarelli ha avuto in mattinata un colloquio telefonico con il ministro Zanonato, al quale ha fatto presente questa situazione interlocutoria. Il custode-amministratore giudiziario potrebbe essere immesso nel possesso dei beni sequestrati la prossima settimana, ma può anche darsi che si proceda a segmenti di beni bloccati perché la lista – tra azioni, quote sociali, cespiti aziendali, partecipazioni in portafoglio e liquidità delle società – è molto lunga.

Riva Acciaio aveva chiesto lumi all’amministrazione giudiziaria dei beni sequestrati anche dopo sollecitazione del governo che aveva invitato l’azienda ”a chiedere – ha dichiarato il sottosegretario Claudio De Vincenti – in modo esplicito alla magistratura, al custode giudiziario la facoltà d’uso degli impianti e delle risorse liquide necessarie al proseguimento dell’attività”, non escludendo ”un intervento normativo” se la situazione non si dovesse sbloccare.

Federacciai ha chiesto intanto un incontro urgente con il premier Letta e il ministro Zanonato, sostenendo che i produttori italiani di acciaio vedono nel provvedimento della magistratura ”un grave attacco alla libertà d’impresa”. Un ‘no’ al commissariamento di Riva Acciaio è arrivato dal segretario generale della Uil, Luigi Angeletti.

”Noi chiediamo che l’azienda possa continuare a funzionare – ha detto il leader della Uil – dei commissari non ci fidiamo, e cito l’esperienza più clamorosa, quella di Piombino. Le imprese hanno bisogno di un imprenditore”. Di parere opposto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. ”Il governo – ha detto – come ha fatto con l’Ilva, dovrebbe commissariare tutte le attività del gruppo. Bisogna pensare ad un intervento dello Stato nella gestione dell’azienda”.

I sindacati continuano a parlare di ”serrata” del gruppo Riva. Fim, Fiom e Uilm di Taranto invitano il governo ad adottare ”tutti i provvedimenti necessari a copertura e tutela del reddito dei lavoratori e del loro lavoro per l’oggi e per il futuro”.

Preoccupati gli autotrasportatori, fa sapere la Fita Cna, perché il blocco della produzione ”rischia di trasformarsi in una vera e propria bomba socio-economica nell’indotto delle acciaierie”. Sul fronte giudiziario, intanto, si è tenuta a Taranto l’udienza del Tribunale del Riesame sui ricorsi presentati dai legali di quattro dei cinque ‘fiduciari’ aziendali arrestati il 6 settembre scorso nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale. Chiusa la discussione, e si attende la decisione, sui ricorsi di Giovanni Rebaioli, Agostino Pastorino ed Enrico Bessone, tutti in carcere.

Lunedì sarà esaminato quello di Alfredo Ceriani (anche lui in carcere), mentre martedì toccherà ai legali di Lanfranco Legnani (ai domiciliari), il presunto direttore-ombra del Siderurgico tarantino.


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