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“L’ambulanza? Per adesso non c’è, deve attenere…”. E l’uomo con l’emorragia celebrale entra in coma
03 Set 2013 15:15

“Non riusciva più a muovere il braccio sinistro. Ho capito che stava male e gli ho detto di seguirmi ché l’avrei accompagnato in ospedale. Ha fatto pochi passi ed è stramazzato a terra, privo di sensi. La situazione, a noi familiari, è parsa – e lo era – drammatica. A quel punto ho telefonato al 118 a Chieti: ‘Mio padre è gravissimo, è collassato. Serve d’urgenza un’ambulanza’. ‘Al momento non ce l’abbiamo’-, mi hanno risposto -. L’unica unità in servizio su Lanciano è fuori’. Ma mio padre rischiava la vita, probabilmente stava peggiorando, non c’era tempo da perdere, non si poteva aspettare, e mi sono incaponito. ‘Ci dispiace – mi è stato ribadito – non abbiamo mezzi né personale disponibili’. Ho insistito e, dal centralino, dopo un po’, mi hanno detto che mi avrebbero richiamato. E l’hanno fatto pochi minuti più tardi. ‘Abbiamo dirottato l’ambulanza da lei’. E quando finalmente gli operatori sono arrivati – mio padre era sempre sul pavimento – se la sono presa con estrema calma… Da spazientire chiunque”.

È la denuncia di un ristoratore di Lanciano, che racconta le ‘disavventure sanitarie’ che gli sono capitate nelle scorse ore: il padre, ultrasettantenne, è ora ricoverato in coma a Vasto. “Quando siamo arrivati in ospedale – continua – ho notato, e le ho anche fotografate, che c’erano diverse ambulanze equipaggiate e pronte a partire e altre posteggiate e chiuse. E, poco prima, mi era stato ripetuto che non ce n’erano… Comunque – aggiunge – siamo andati al Pronto soccorso, dove ci hanno parcheggiato, in sala d’attesa, senza darci notizie, per almeno tre ore e mezza.

A quel punto ci hanno riferito che mio padre aveva avuto un’emorragia cerebrale e che la prognosi era riservata. Avrebbe dovuto essere ricoverato in Rianimazione a Lanciano, ma non c’era posto. Hanno chiamato Pescara, la neurochirurgia, che ha rifiutato il paziente evidenziando che era più idoneo mandarlo in un’altra struttura. Alla fine è stato trasportato al ‘San Pio da Pietrelcina’ a Vasto dove adesso si trova. E’ stata un’odissea – evidenzia l’operatore turistico – e un dramma dal punto di vista psicologico. Questa sanità pecca di disorganizzazione congenita. Sono stati fatti tagli a sproposito, sulla pelle dei cittadini che, troppo spesso, vengono sbattuti qua e là e maltrattati. Ora spero solo che mio padre riesca a riprendersi”.


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