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E il Governo finanzia la Tav del Sud, Napoli-Bari. “Opera pubblica strategica”
18 Ott 2013 07:30

Due miliardi per finanziare cinque maxi-cantieri.

Circa un miliardo destinato alla manutenzione straordinaria del territorio: tra reti stradali e ferroviarie, misure anti-dissesto, interventi di carattere ambientale. In più l’anticipo dei fondi per la ricostruzione privata in Abruzzo, spalmati su sei anni dal decreto emergenze (in tutto 1,2 miliardi) insieme a 15 milioni per gli interventi post-sisma nell’area del Pollino, parco tra Calabria e Basilicata colpito dagli eventi sismici dell’ottobre del 2009.

Non sarà la scossa decisiva capace di riavviare immediatamente il motore fermo dei cantieri ma è comunque  un segnale di continuità rispetto alla politica di attenzione verso il settore inaugurata con il decreto Fare e finora riconosciuta al governo, in particolare al ministro Lupi, dagli stessi costruttori. A fare la parte del leone, ancora una volta sono le grandi opere ferroviarie e stradali, nelle quali per il Sud spicca la Tav Napoli-Bari, ritenuta opera strategica. I cinque maxi-cantieri citati nel Ddl stabilità assorbono da soli fondi per 1.961 milioni. Si tratta dei 340 milioni per realizzare uno dei lotti mancanti dell‘autostrada Salerno-Reggio Calabria, il secondo stralcio del Macrolotto 4 (fra il viadotto Stupino e lo svincolo di Altilia in Calabria), e i 401 milioni attesi dal Consorzio Venezia Nuova per completare il Mose entro il 2016 (di cui 120 però rappresentano il semplice ripristino del taglio dovuto alla copertura del decreto Imu).

Il progetto alta velocità ferroviaria ottiene altri 720 milioni di euro (120 milioni all’anno dal 2014 al 2020, ma subito impegnabili) destinati alla Brescia-Verona e le due tratte non finanziate della Napoli-Bari Apice-Orsara e Frasso telesino-Vituliano. La norma autorizza la realizzazione delle due opere per “lotti costruttivi“, ciascuno di valore non inferiore al 10% del costo totale delle opere.

Risorse aggiuntive sono anche quelle destinate al potenziamento della dorsale ferroviaria adriatica: 400 milioni capaci di coprire l’adeguamento della linea Bologna-Lecce. Infine altri 100 milioni vanno alla Cancello-Frasso, un tratto della Napoli-Bari, anche in questo caso in ristoro del taglio effettuato dal Dl 102/2013. Un capitolo importante del decreto riguarda la manutenzione delle reti. All’Anas vanno 335 milioni (pochino a dire la verità) per gli interventi straordinari da programmare nel 2014. Sulle ferrovie vengono invece dirottati 400 milioni, somma anche in questo caso inferiore alle attese. Cinquecento milioni finiranno invece nell’acquisto di autobus e treni per il trasporto pubblico locale. Nel primo caso si tratta di 100 milioni all’anno tra 2014 e 2016. Nel secondo di 200 milioni per il solo 2014.

Nel provvedimento previsti anche fondi per la difesa del suolo, ma siamo lontani dal miliardo di euro fermo da anni al Cipe, perché per mettere in sicurezza un territorio piagato da frane e alluvioni per ora ci sono 180 milioni in tre anni per interventi anti-dissesto, oltre a 90 milioni per rafforzare la rete dei depuratori e 60 milioni per la bonifica delle discariche abusive.


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