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A Bari e Cosenza è già iniziata la rigenerazione urbana. Volano per il Sud
24 Nov 2013 08:01

Il 2008 è stato l’anno delle elezioni politiche in Italia, delle Olimpiadi a Pechino e dell’elezione di Obama, il primo Presidente afro-americano della storia degli Stati Uniti d’America. In questo contesto si capisce perché la notizia del “sorpasso” della popolazione urbana rispetto a quella rurale non abbia avuto il giusto risalto sui media. Eppure, si tratta di un avvenimento storico che rappresenta il risultato di uno dei grandi mega-trend della nostra epoca: quello dell’urbanizzazione. Un fenomeno destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni – l’UN-Habitat[1] stima che nel 2050 il 70% della popolazione mondiale vivrà in città – soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove maggiore sarà la crescita demografica nei prossimi anni.

L’urbanizzazione ha da sempre accompagnato lo sviluppo economico e culturale di una società, quale manifestazione visibile del passaggio da una economia rurale ad una economia industriale, prima, e dei servizi, poi. Tuttavia, con l’urbanizzazione si sono amplificati fenomeni come la disoccupazione, la povertà e la non inclusione sociale, a cui si aggiungono le problematiche legate al trasporto e all’inquinamento. Relativamente a quest’ultimo punto, basti pensare che oggi le città sono responsabili per i 2/3 delle emissioni di CO2 a livello mondiale.

La crescita delle città è quindi allo stesso tempo una sfida e un’opportunità. Infatti, se da un lato è vero che le città sono il luogo dove, in maniera più evidente, è possibile osservare problemi di natura complessa – come quelli prima menzionati – dall’altro  le aree urbane costituiscono il terreno più fertile per la sperimentazione e la realizzazione di soluzioni innovative con ricadute di scala.

Una risposta, in questi termini, è la “smart city”, la città intelligente, un sistema in cui infrastrutture, innovazione, servizi e tecnologie si integrano per creare un ambiente a misura d’uomo.

Limitando il discorso al solo settore energetico, la riqualificazione energetica degli edifici, l’introduzione delle pompe di calore e l’efficientamento dell’illuminazione pubblica sono interventi che, a fronte di investimenti ridotti, saranno sia in grado di ridurre il livello di inquinamento delle nostre città sia di conseguire notevoli ricadute economiche ed occupazionali. Ma non è tutto.

Grazie alla diffusione su larga scala delle smart grids sarà possibile integrare la crescente produzione di energia da fonti rinnovabili diffuse, favorire la diffusione della mobilità elettrica e ridurre i consumi dando vita a quella  “rigenerazione urbana” individuata dall’ultimo rapporto Svimez come uno dei principali volani di sviluppo economico, soprattutto nel Mezzogiorno.

In questo campo, l’Italia è in prima linea. A Bari e Cosenza, il progetto Res Novae – acronimo di Reti, Edifici, Strade, Nuovi Obiettivi Virtuosi per l’Ambiente e l’Energia –  rappresenta uno dei primi esperimenti in Europa per la realizzazione di una rete intelligente su vasta scala, nata allo scopo di offrire nuovi servizi più vicini ai cittadini e alla Pubblica Amministrazione. Promossa da ENEL, l’iniziativa coinvolge grandi imprese, come General Electric e Ibm, centri di ricerca, Università e piccole e medie imprese locali.

La tecnologia esiste ed è in nostro possesso. Occorre sviluppare la capacità di pensare a lungo termine e fare rete, mettendo in campo tutte le energie pubbliche e private per creare sinergie, in vista di un comune obiettivo.


[1] L’Agenzia delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani


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