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L’acqua di Napoli è buona. Ecco le analisi
21 Nov 2013 08:38

Che occorrano risposte istituzionali serie per Napoli, la Campania, la Terra dei fuochi, è un fatto. Il problema è che quanto sono serie le istituzioni nei loro rilievi, nelle loro risposte? Quanto sono attendibili i dati forniti da istituzioni che, nel migliore dei casi, in Campania, hanno ereditato disastri provocati da chi li ha preceduti (o li stanno perpetuando se non altro con azioni vacue?).

Nei giorni scorsi, per fare un esempio, era arrivata una risposta istituzionale all’allarmismo che sta mettendo in ginocchio la categoria degli allevatori e degli agricoltori dell’intera regione sulla qualità dell’acqua in risposta alla tanto discussa copertina de “L’Espresso” «Bevi Napoli e poi muori». La società idrica napoletana “ABC” (acronimo di “Acqua Bene Comune”) aveva subito pubblicato infatti i dati sulla qualità dell’acqua nel capoluogo partenopeo. Ma ovviamente come è noto l’indagine del settimanale si riferiva a tutt’altra zona, principalmente a quella di Casal di Principe e Villa Literno. E su quella sono arrivate altre risposte, tutte vaghe e poco chiare ai più.

Come quella istituzionale della Regione Campania (e da tempo anche i centomila di #fiumeinpiena scesi in piazza sabato scorso a Napoli, è bene ricordarlo, chiedono alla Regione di azzerare il piano regionale dei rifiuti per farne uno completamente nuovo e ecosostenibile).
La Regione sul suo nuovo sito sperimentale “Campania Sicura. Noi x la terra dei fuochi” http://www.beta.regione.campania.it/it/news/speciali ripropone studi effettuati nell’arco di tempo tra ottobre 2011 e marzo 2013 proprio in merito alle acque. Le analisi dimostrerebbero che su 643 casi effettuati nelle province di Napoli, Benevento, Caserta, Avellino e Salerno soltanto 11 risultano non conformi agli standard richiesti.  Sono dati resi noti con lo scopo di rassicurare i cittadini e di tutelare gli allevatori: ma il portale è già stato oggetto di polemiche. Non ci sono i parametri base di riferimento (cioè fino la quantità di sostanze consentite) e dunque pubblicare in ogni punto su una piantina le quantità di materia trovate nell’acqua non è certo offrire un’operazione trasparente o rassicurante.

Il portale include anche altri dati. Ad esempio si scopre che a Fisciano, Mercato San Severino (3 casi), Trentola Ducenta, Casal di Principe (2 casi), Castel Volturno, Capua e Casaluce le analisi su latte crudo di bovini e ovini hanno dato esiti non positivi ma che non vanno oltre il “livello d’azione”. Inoltre, gli esami effettuati il 18 gennaio di quest’anno per la ricerca di diossine e PCB-DL in latte di origine bufalina nella Provincia di Caserta hanno dato un giudizio conforme a tutti i casi esaminati (il che se confermato sarebbe un toccasana per i consorzi di mozzarella di bufala dop).

A queste, si aggiunge la planimetria del campionamento dei prodotti ortofrutticoli della vasta area di Giugliano in Campania e gli interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica delle aree della stessa Giugliano e dei laghetti di Castelvolturno dove i prodotti risultano conformi con quanto riportato nella normativa di settore per Cadmio e Piombo. Ma provate a raccapezzarvici, voi cittadini qualunque come me per trovarli, questi dati, sul sito: poi fatemi sapere se cliccando sui vari pallini della piantina della Campania collocata sul portale sperimentale della Regione, l’operazione vi rassicura e fa in voi luce o se vi confonde le idee ancora di più.

Insomma, assolutamente SI alle richieste di trasparenza per la sicurezza alimentare. Ma che siano CHIARE e COMPRENSIBILI…


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