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Al processo Stato-Mafia il generale dei carabinieri si avvale della facoltà di non rispondere
06 Feb 2014 07:47

Il generale Mario Mori, citato a testimoniare al processo in corso davanti alla corte d’assise di Caltanissetta per la strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’ufficiale è stato convocato in qualità di imputato di procedimento connesso essendo sotto processo a Palermo nell’ambito del dibattimento sulla trattativa Stato-mafia.

La qualità di imputato di procedimento connesso consente al generale di non rispondere, scelta che non avrebbe potuto fare in veste di semplice testimone. Stessa decisione ha preso l’ex numero due di Mori al Ros, Giuseppe De Donno. Mori e De Donno sono stati citati a deporre sui loro incontri con l’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino avvenuti a partire da giugno del 1992.

Per i magistrati i carabinieri avrebbero avviato una trattativa con Ciancimino finalizzata a stabilire contatti con Cosa nostra e ottenere la cessazione della strategia stragista che aveva portato all’eccidio di Capaci. Nella ricostruzione accusatoria Borsellino sarebbe stato eliminato proprio perché era venuto a conoscenza della trattativa e si era fermamente opposto alla sua prosecuzione.


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