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Vietato vendere i prodotti delle aree a rischio nella “Terra dei Fuochi”
12 Mar 2014 08:53

Vietata da subito la vendita di prodotti agricoli provenienti dalle aree a rischio nella Terra dei Fuochi, mentre si ridimensiona l’allarme sull’area dei roghi dei rifiuti, degli sversamenti e degli smaltimenti abusivi, fra Napoli e Caserta.

Il Governo ha presentato i risultati scientifici delle indagini sulla mappatura dei terreni destinati all’agricoltura della Campania. Su un totale di 1.076 chilometri quadrati di terreni ‘mappati’ in 57 comuni prioritari (33 nella provincia di Napoli e 24 in quella di Caserta) 21,5 km quadrati, di cui 9,2 destinati all’agricoltura – sono “aree ritenute sospette”.

I ministri delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, della Salute, Beatrice Lorenzin, e dell’Ambiente, Gian Luca Galletti assieme al presidente della regione Campania Stefano Caldoro presentano le conclusioni dell’indagine, secondo cui ci sono 51 i siti per cui è necessario proporre “misure di salvaguardia per garantire la sicurezza della produzione agroalimentare”, per un totale di circa 65 ettari, chiarisce Martina.

Viene messo in chiaro che “da subito” – sottolinea Lorenzin – è vietato vendere prodotti ortofrutticoli dei terreni classificati ad un certo rischio ‘elevato’ (3-4-5). La vendita dei prodotti da zone a rischio “è consentita ad almeno una di queste condizioni: che le colture siano state già oggetto di controlli ufficiali con esito favorevole negli ultimi 12 mesi; che siano state effettuate indagini, su richiesta e con spese a carico dell’operatore, dall’Autorità competente, con esito analitico favorevole”.

Un provvedimento che fa intervenire la Coldiretti, che chiede una compensazione per gli agricoltori colpiti dalla perdita di reddito. E’ pronto, intanto, un decreto interministeriale – firmato nel pomeriggio da Martina, Lorenzin e Galletti – che dispone ulteriori indagini sui terreni che servono per indicare entro 90 giorni i terreni ‘no food’ (cioè dove non si può fare produzione alimentare), quelli destinati solo a colture con caratteristiche fitodepurative e quelli destinati solo a determinate produzioni agroalimentari.

L’indagine (a cui hanno contribuito enti e istituti di ricerca) è la sintesi di un lavoro complesso – hanno sottolineato i tre ministri – avviato dai predecessori (con Lorenzin c’erano Nunzia Di Girolamo e Andrea Orlando) con il premier Enrico Letta a cui tutti hanno riservato un riconoscimento.

Ma Galletti ha assicurato “l’attenzione” anche “di questo governo alla Campania e alla Terra dei fuochi” con una collaborazione molto stretta fra i tre ministri. Obiettivo, ha detto Lorenzin, è “dare certezza agli abitanti della Campania sulle loro condizioni di salute e sugli alimenti che mangiano ma senza scoraggiare l’uso di prodotti campani” importanti per il made in Italy.

A riportare l’allarme in un ambito ‘razionale’ è infine Caldoro sottolineando che quel 2% di zone ‘sospette’ è solo lo 0,01% della Campania e quindi “con questa azione passiamo dall’emotività alla razionalità”; il tema di emergenza “è reale, non va sottovalutato ma non va affrontato con emotività”.


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