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Il fotografo benedetto da Paolo VI
17 Mar 2014 09:51

“Mio padre mi diede la prima macchina fotografica quando ero ragazzino. Amavo accompagnarlo nel suo lavoro di vaticanista e per oltre mezzo secolo capo dell’ufficio romano della rivista ‘Newsweek’. Ricordo un’immagine scattata da me quando avevo 13 anni, e pubblicata in un libro, che ritrae Paolo VI in visita ad un orfanotrofio. Tutti i fotografi si posizionarono da una parte dell’auto scoperta. Io soltanto ero alla sua destra. Il pontefice mi guardò e mi disse: ‘Tu figliolo chi sei? Io risposi sono John Pepper’. Il Papa mi sorrise ed esclamò mettendomi la mano sulla testa: ‘Ah tu sei il figlio di Curtis Bill, anche tu farai il giornalista?’ E io di getto risposi: ‘No io voglio diventare un fotografo”.

E così fu. Da quella sorta di benedizione del Santo padre sono passati molti anni. E John Randolph Pepper, 56 anni, ha mantenuto i suoi propositi.

Le sue immagini sono state pubblicate in diversi libri ed esposte in vari posti. A Palermo, dove l’artista si è trasferito da qualche tempo, sarà inaugurata la sua prossima mostra: Evaporations. L’appuntamento è per sabato 22 marzo alla galleria Paolo Morello Studio.

L’esposizione farà poi tappa alla Rosphoto Gallery di San Pietroburgo il prossimo 16 giugno (fino ad agosto) e successivamente alla Bric Gallery di New York e alla 56esima Biennale d’arte di Venezia, nel 2015.

Pepper è nato in una famiglia di intellettuali ed artisti. Figlio dello scrittore e giornalista Curtis Bill Pepper e dell’artista Beverly Pepper, una delle più celebri scultrici americane viventi, John è cresciuto a Roma, insieme con la sorella Jorie Graham, premio Pulitzer per la poesia nel 1996 e dal 1999 Boylston Professor all’Università di Harvard.

Nel 1976, John si è laureato in Storia dell’arte all’Università di Princeton e, intrapresa una carriera come pittore, ha vinto Whitney Painting Fellowship nel 1975. E’ stato assistente dei registi Joseph Losey, George Roy Hill e Dan Curtis.

Nel 1992 ha prodotto il film La peste, tratto dal romanzo di Albert Camus, per la regia di Luis Puenzo, interpretato da William Hurt, Robert Duval, Sandrinne Bonnaire. In teatro ha diretto vari lavori tra i quali ‘Retraite de Moscow’ di William Nicholson a Parigi e ‘Underneath the Lintel’ di Glen Berger, a Stoccolma, 2005.

La carriera fotografica professionale di Pepper è cominciata come assistente di Ugo Mulas. I suoi scatti sono tutti in rigoroso bianco e nero in formato analogico attraverso le terre della solitudine, della fragilità e dell’alienazione. Figure silenziose, isolate, stanno al bordo del mare, di fronte ad orizzonti distanti, cieli carichi di nubi, cupi profili di città.

La bandiera americana sventola debolmente in un paesaggio deserto, o sui muri di una capanna abbandonata. Viaggi in Russia, Italia, Stati Uniti, Spagna e Grecia. “E’ l’immagine che trova me ed io sono pronto a catturarla – racconta – scatti rubati dal palcoscenico della vita”.

Il fotogramma al quale Pepper è particolarmente legato è quello realizzato sulla costa vicino a San Pietroburgo in un giorno di ferie dove alcune persone stanno festeggiando dopo avere bevuto vodka a litri. “Ho cristallizzato un momento magico”, dice. E sussurra “per me la fotografia è bloccare sul negativo un istante che mi suscita emozioni”.


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