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Nelle campagne di Puglia c’è la fabbrica dei talenti musicali
28 Mar 2014 06:57

Tra le bellezze paesaggistiche della Provincia di Foggia, immerse in una natura sempre più violata, tra reperti millenari sempre più reperti, ci vuole coraggio a decidere di investire in casa, dove di caldo, c’è rimasto (solo) il sole.

Considerata la vocazione agricolo-turistica del territorio della Capitanata, sarebbe maggiormente auspicabile investire in servizi turistici, in qualche struttura ricettiva, o in pomidoro, olio d’oliva e cereali… ma anche in nulla di tutto questo: Marco Maffei, nei suoi “laboratori” VBG, ha investito ed investe per produrre musica di qualità e nuove professionalità di settore. Una vera e propria “fabbrica” di talenti musicali “non inquinante”, che è alimentata da energia solare.

Produrre Musica
I VBG Audio Labs nascono in Puglia, nel cuore di Foggia, più di un ventennio fa, per realizzare un sogno: produrre musica di qualità, facendo “il mestiere migliore del mondo” (cit.) da professionisti.
Produrre musica significa organizzare le fasi creative che puntano al raggiungimento di un prodotto audio compatto, omogeneo e rappresentativo dell’artista. Tale processo si esplica lungo le fasi della registrazione dei singoli strumenti, missaggio e mastering: ingredienti di una ricetta vincente se a “cucinare” c’è un ottimo chef.

Le Fasi
La lunga strada che conduce ai VBG Audio Labs, oggi “Mastering.it” (come il sito aziendale www.mastering.it), segue due direttrici evolutive: la professionalità e l’esperienza. L’oggetto e ragion di vita dei Mastering.it è quindi il suono e la ricerca dello stesso: tutto il processo e le infrastrutture girano intorno ad esso. Da curiosi, ci siamo fatti descrivere il “come” di un prodotto finito.

Registrazione
In questa prima delicatissima fase, i musicisti profondono tutta la loro maestria, che viene raccolta accuratamente ed immagazzinata, al fine di poter essere all’occorrenza selezionata, manipolata, migliorata. Per la buona riuscita sono necessarie particolari infrastrutture: ambienti idonei, strumenti, tecnologìe, diffusori e, soprattutto, competenze professionali.
Mastering.it / VBG sono studiati per fornire ogni sorta di comfort in tal senso: progettati per essere acusticamente perfetti, si compongono di una sala dove avvengono le riprese audio, chiamata “Big Studio Room”, di ben 50 mtq, con soffitto alto e senza uso di materiali acustici incerti (come il bugnato). Il suo progetto acustico è una piccola enciclopedia di settore.
Di fronte alla Big Studio Room troviamo anche la Control Room: la stanza dei bottoni; di circa 30mtq, realizzata con la stessa cura e fornita di alcune tra le migliori apparecchiature, dalle più moderne, inclusi prototipi realizzati ad-hoc e non in commercio, a quelle vintage (d’epoca). Al fine di poter garantire il raggiungimento di qualsiasi risultato, la congruità acustica e degli ascolti viene sistematicamente misurata e verificata ogni 3 mesi con parametri rigorosi, seguendo le linee imposte da standard internazionali.

Vintage
Nell’era dell’elettronica più sfrenata, ora che sembra tutto fattibile con un PC e qualche periferica, sentir parlare di strumenti vintage sembra un paradosso; ma la musica ha strani poteri: è emozione, è un flusso continuo, non approssimabile in unità più piccole, quindi di natura analogica e non completamente digitalizzabile. Sarà per questo motivo che trovano posto ai Mastering.it, come nelle migliori sale di incisione del globo, molte apparecchiature di natura continua / analoga, utili a non perdere preziose “parziali di segnale”, in cui, spesso si nascondono i brividi! Altro che obsolescenza! Quale grave perdita sarebbe smarrire parte degli impercettibili sospiri di Tori Amos, le profondità della voce di Mina Mazzini, i soffi di Miles Davis o il rumore delle dita di Andreas Vollenweider sulla sua arpa…

Missaggio
Missare (o mixare) un disco con Marco ai Mastering.it, da quello che abbiamo ascoltato, significa centrare il “messaggio musicale” del disco stesso, migliorando il suono delle registrazioni ed esaltando la personalità e la riconoscibilità dell’artista o della band. Gli studi e le esperienze maturate in tecniche di mixaggio e mastering internazionali sono le carte “jolly” da giocare, per uscirne vincitori di un equilibrio sonoro ideale e creativo. Si centra un bersaglio.

Mastering
Il mastering consiste nell’elaborazione dei mixaggi fatti in studio, che apporta le ultime finezze al prodotto musicale da distribuire. Punta a far suonare brani differenti in modo omogeneo. Il buon mastering rispetta le abitudini commerciali del periodo di pubblicazione, garantendo la compatibilità con tutti gli apparecchi di riproduzione audio e audio/video di larga diffusione. Da notare che i primi mastering fatti da Marco risalgono agli inizi degli anni ’90…

Produzione Esecutiva
Il Produttore Esecutivo è, spesso, l’ennesimo elemento di una band: mentre il gruppo scrive i pezzi e li suona, il produttore si occupa dell’assemblaggio del lavoro con lo scopo di aumentarne il potenziale comunicativo. In una dinamica di gruppo, spetta proprio al produttore il ruolo chiave di inventare un sound nuovo, che sia ricercato ed internazionale, e che spesso diventa la chiave del successo dei grandi gruppi. Alcuni esempi: Brian Eno (U2), Bob Rock (Metalica, Bon jovi, Cher, Skid Row), Rick Rubin (Slipknot, Run DMC, Beastie Boys, Red Hot Chili Peppers, System of a Down), Martin Birch (Deep Purple, Rainbow, Black Sabbath, Iron Maiden, Whitesnake, Blue Öyster Cult, Fleetwood Mac), Don Mizell (Alicia Keys, Ray Charles, Stevie Wonder, Azar Lawrence), insomma “personcine” che hanno fatto la fortuna dei propri clienti e che, spesso, divengono parte integrante della band. Anche in questo campo, i Mastering.it vantano una lunga e proficua esperienza.

Corsi di Formazione Professionale
Una delle gioie della vita è condividere le passioni, in tale ottica i Mastering.it organizzano corsi professionali al fine di formare le figure di tecnici del suono, producer e musicisti “evoluti”. Nel training sono coinvolti professionisti del settore, quali lo stesso Marco Maffei e musicisti del calibro di Alessandro Daferio, Torindo Colangione ed altri. La loro presenza garantisce la possibilità di imparare un mestiere e le formule magiche per poter passare “dall’altra parte del vetro”.
Lo studio necessario per imparare il mestiere del fonico non è semplice, bisogna partire dal basso e salire le necessarie scalette per arrivare alla stanza dei bottoni. Le lezioni si articolano passando dalle nozioni basilari della struttura uditiva, alla fisica acustica, psicoacustica, fino a giungere ai tecnicismi relativi ai “ferri del mestiere” quali cavi, microfoni ed effetti per la manipolazione del suono, per poi arrivare ai mixer e all’esperienza necessaria per effettuare registrazioni, editing, fino al prodotto finito.
Per coloro che suonano uno strumento, imparare anche a stare dall’altra parte del vetro di uno studio di registrazione, si concretizza in chances da spendere nel mondo dei musicisti di professione. Basti pensare a Andrea Braido, Lele Melotti, Alfredo Golino, Nile Rodgers, Christian Mayer, tutti session man di successo, che hanno fatto del loro “saper stare in studio” un punto di forza, anche economica.

Il “Fonico risponde”: Marco Maffei ai Raggi X (Intervista)

D – Quale tuo disco ti ha dato maggiori soddisfazioni?

R – Dal punto di vista della sperimentazione sonora, credo di non aver ancora incontrato il disco perfetto, ma sento che mi ci sto avvicinando. Per quello che riguarda la mia libertà tecnica, il 98% dei dischi a cui ho lavorato hanno avuto necessariamente il “mio” suono. L’altro 2% … lo vedremo.

D – Tra gli artisti che hai seguito, anche dal vivo, che è il tuo preferito?

R – Direi più di uno, ma sicuramente vorrei citare Max Gazzè, per il misticismo e la perfezione dei testi, per il suo carattere musicale fantastico. Ce ne sono parecchi altri, “diversamente” famosi, che ho apprezzato ed apprezzo per la chiarezza, nelle idee e nel messaggio musicale.

D – Il peggiore?

R – Non voglio fare nomi, ma è stato un cantante “bipolare”. Un uomo in genere tranquillo, un buon artista che sul palco, però, diventava ingestibile e che trasformava i propri concerti in un vero inferno per tutti quelli che lavoravano con lui. Poi, a fine concerto, si ri-trasformava e non c’era neanche gusto a litigarci, perché non ricordava nulla!!! Per tre anni è stata così. Sinceramente, spero che poi si dia dato una calmata…

D – Con chi vorresti collaborare, ora?

R – Nei miei sogni c’è da sempre David Bowie, ma so che la fila è lunga e non so se farei mai a tempo… A parte lui, ci sono diversi talenti, italiani e non, da cui mi sento profondamente ispirato e con cui sto coltivando sinergie molto importanti.

D – Perché aprire uno studio “a Sud”?

R – Il Sud è un bel posto e non preclude alcuna possibilità! Il mondo è piccolo e la produzione di un “Big”, oggi, è spesso de-localizzata in 5-6 studi sparsi per il pianeta. Non ho mai sofferto di alcuna “sindrome di inferiorità”  rispetto a chi ha base a Milano, Berlino, Parigi: sono solo “posti”, ma non hanno nulla di sintomatico sulla qualità del prodotto in uscita… sono simboli di cui si può anche fare a meno.
La musica e la qualità del suono vanno oltre la suggestione dell’aver registrato “a Londra”: mi permetto di affermare che quel tipo di scelta sia una informazione insufficiente per descrivere un bel disco… ascoltare per credere!

D – Il tuo settore ha subito cambiamenti, negli ultimi dieci anni?

R – Direi di sì… ha avuto una diffusione elevata, legata apparentemente alla tecnologia informatica più a buon mercato e poi alla alfabetizzazione del settore, corsi, stage, etc… Noto, però, che tale allargamento ha aumentato anche una approssimazione del servizio… infatti una offerta larga non ha potenziato vecchi mercati e non ne ha creato di nuovi, ma al contrario sta contribuendo ad una contrazione della qualità media.
Il circolo vizioso è che si produce di più, ma si produce musica spesso priva di ricerca sonora. Un bel disco fatto oggi ha ancora bisogno dei tempi giusti, prima di poter dire qualcosa di nuovo. È così da sempre.

D – E il settore concerti?

R – A livello medio-piccolo si è tornati un po’ agli anni ’60: i gruppi viaggiano con i propri strumenti e con una parte del supporto tecnico, per ottimizzare i budget.
La qualità media degli show è salita, ma la soddisfazione ed il tenore di vita di chi ci lavora sta decisamente crollando. Conosco colleghi costretti a budget da fame, con i quali non ricompensano affatto il loro valore e i loro investimenti. Direi che il settore, se non si trova un modo efficace per regolamentarlo, si sta lentamente “avvitando” su se stesso. Ma questa è un’altra storia…


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