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Vi racconto la faida che c’è dietro lo scandalo del sottosegretario Gentile
03 Mar 2014 07:28

Vale la pena tornare sulla notizia di questi giorni, quella della provvidenziale rottura notturna della rotativa che ha impedito la pubblicazione su carta della notizia del figlio del senatore Gentile, neo sottosegretario del Governo Renzi.

La notizia su Andrea Gentile, avvocato, la mattina del 17 febbraio circola negli ambienti bazzicati dai cronisti giudiziari. Lo stralcio deciso dal gip competente l’ha resa nota, in sé – va detto – è molto di routine, ma è resa molto ghiotta dal cognome del’indagato figlio di un senatore della Repubblica in odor di sottosegretariato alla Giustizia per mediazioni del mondo berlusconiano. Al Corriere di Calabria, testata che non che non pecca di filologia giudiziaria, si decide, secondo consuetudine del settimanale, di pubblicare la notizia sul web  con articolo pieno di particolari scritto da Pablo Petrasso. Alla Gazzetta del Sud si da una valutazione della notizia che non lascia adito a nessun sospetto il giorno dopo. Al Quotidiano della Calabria la vicenda è stata ampiamente ricostruita dal suo direttore in diversi editoriali. All’Ora di Calabria la notizia è ben conosciuta e si sa anche che il giorno dopo avrà caratteri cubitali.

I GENTILE E I CITRIGNO, UNA LUNGA STORIA. Pino, il fratello di Tonino, ha la sua villa accanto a quella di Piero Citrigno sulla collina di Sambiase a Cosenza, territorio dei nuovi ricchi emergenti che hanno preso spazio alla borghesia di tradizione allocata sul vicino Colle dell’Acquedotto. Da ragazzi dei quartieri popolari sono diventati quelli che contano. La politica per i Gentile e l’edilizia e il denaro per Citrigno. Poi per Pierino arriverà l’editoria, prima con una televisione e poi con due testate giornalistiche (una l’ho fondata e diretta io per 13 mesi). In tempo di pace Tonino chiamava Pierino “l’avvocato”, un po’ per celia un po’ per saccenza. Ma Piero Citrigno non è tipo da farsi abbindolare. Lui ama essere trasversale alla politica. In buona sostanza saperla condizionare per beneficiarne.  E al momento opportuno Piero si chiama autonomo dai vecchi alleati in un altelanante rapporto di pace guerreggiata e guerra cruenta che meriterebbe un racconto da Balzac. Per estrema sintesi storicizziamo la significativa battaglia delle Provinciali del 2009 a Cosenza. Al ballottaggio Mario Oliverio per il centrosinistra e Pino Gentile per il centrodestra. Citrigno con una lista ad hoc poggia il suo sostegno su Mario “Palla palla”. Il competitor Gentile va al faccia a faccia in tv e accusa “Sei sostenuto dagli strozzini”: Il riferimento non è casuale considerato che Citrigno ha ricevuto una una condanna definitiva in Cassazione per usura. La contromossa di Citrigno sarà a poche ore dal voto una notizia “cattiva” sul giornale di famiglia nei confronti di Gentile sui finanziamenti concessi ad alberghi di proprietà sospetta. Pino reagirà con querela.

CITRIGNO CHI ERA COSTUI? Il dominus della politica affarista calabrese a 360 gradi. Ha firmato fideiussioni per salvare federazioni di partiti, ha sostenuto campagne elettorali, compagno di poker anche di magistrati, conosce il potere condizionante e determinante dell’editoria. Giocatore al tavolo verde e nella vita. Al punto da affidare la direzione di un giornale ad uno come me che in quel periodo ho potuto capire come i ruoli spesso si confondono e che tutti sono disponibili in nome del proprio interesse. Ultimamente la ruota gli gira male. Una condanna definitiva per usura, beni per cento milioni sequestrati dalla magistratura antimafia, un processo per estorsione pendente a Paola. Da tempo è stato costretto a indicare il giovane figlio Alfredo come rappresentante legale di un impero che somma cliniche convenzionate, edilizia, editoria e ingenti somme finanziarie. L’ultima testata aperta da Citrigno segna tre fallimenti, un gioco di scatole cinesi con tanti creditori e soprattutto la sconcertante vicenda del giornalista Alessandro Bozzo suicida in circostanze ancora da chiarire e che comunque hanno fatto aprire un’indagine nei confronti di Piero Citrigno da parte della procura di Cosenza.

ATTUTIRE UNA NOTIZIA. Da fonti personali molto accreditate apprendo che il 17 febbraio Andrea Gentile personalmente avrebbe chiesto ad Alfredo Citrigno di non pubblicare la notizia del celebre “affaire”: E’ evidente che la richiesta non viene accolta. Nella psicologia dei due schieramenti si tratta della gestione della “confidenza”. La trattativa viene affidata ad un uomo adatto per poterla gestire. Umberto De Rose, per antonomasia uomo pratico dei poteri forti locali, è lo stampatore del giornale. Sa come parlare ad Alfredo perché il padre intenda. A mio parere adopera il bluff assicurando che le testate concorrenti non pubblicheranno la notizia. E’ evidente che la telefonata e’ attesa. E la registrazione (un saggio di antropologia del potere calabrese) dimostra che è stata condotta con abilità per far dire a De Rose anche quello che non si dice.  I 18 minuti sono una sorta di ring in cui Alfredo Citrigno cerca di raccogliere il maggior numero possibili di elementi contro il tentativo di condizionamento di Gentile. A questo punto serve la mossa di Umbertino, come lo chiamano gli amici. Non è nuovo a queste imprese. Spesso le sue rotative si bloccano al momento giusto. Accadde altre volte anche se mai c’è la prova provata dell’intervento voluto. Invece la gestione della registrazione  è stata perfetta. Resa pubblica nel momento che Tonino diventa sottosegretario del premier rottamatore. La vendetta è un piatto che si serve con freddezza. Gentile è l’uomo nero del governo, L’Ora di Calabria riguadagna la visibilità nazionale mediatica che un tempo aveva avuto la progenitrice Calabria Ora e da giornale di un condannato per usura assume il ruolo di chi si è opposto a Gentile

IN CONCLUSIONE. Si spera che questa triste vicenda serva a spiegare come vanno molte questioni in Calabria nel 2014. Purtroppo è come ai tempi prima del delitto Fortugno: quando le segreterie dei partiti nazionali devono decidere qualcosa d’importante evitano di sporcarsi le mani. Per bloccare Gratteri a guardasigilli è intervenuto il corazziere Napolitano, per ratificare quella di Gentile è bastato il suo pacchetto elettorale per mettere il professor Quagliariello a difesa della nomina. Ridicole le dichiarazioni dei democrat calabresi giunte postume a fatti accaduti. Il vecchio consociativismo politicante è tutto in piedi.


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