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I malati di Alzheimer possono rimanere in casa. Ma serve la formazione. Ecco il primo corso
17 Apr 2014 07:49

Quando si parla di Alzheimer generalmente si sottovalutano l’impatto sanitario e l’impatto economico. Se il primo fa registrare cifre impressionanti, il secondo è socialmente molto pesante, dal momento che gran parte dei costi ricadono sulle spalle delle famiglie dei malati. E poi c’è un terzo aspetto, per nulla considerato: l’Alzheimer è anche un bacino d’impiego, ci sono, e ci saranno sempre di più, opportunità di lavoro. Che, per il momento, non vengono colte.

I numeri dei malati nel mondo sono eloquenti: si tocca quota 36milioni, ma il fenomeno è in netta crescita e nel 2030 si stima saranno oltre 67milioni. D’altra parte, nella sola Italia, è lecito parlare, oggi, di 600mila malati di Alzheimer.

Il problema è sanitario ma anche molto economico. L’Alzheimer’s Disease International, che raccoglie le associazioni Alzheimer di tutto il mondo, ha calcolato che per la cura della malattia e di tutte le varie forme di demenza si spendono annualmente oltre 604 miliardi di dollari. Circa l’1% del prodotto interno lordo mondiale.

Gran parte di questi costi ricadono sui familiari. Costretti, in moltissimi casi, a dedicarsi tutto il giorno al malato, spesso rinunciando al proprio lavoro, ancora più spesso sostenendo il costo di un’assistente familiare qualificato. Che però è molto difficile da reperire, dal momento che le figure specializzate sono nettamente inferiori alle necessità.

Favorire il mantenimento a domicilio degli anziani colpiti da sindromi demenziali è però molto importante. Farli uscire dalla famiglia peggiora drammaticamente i loro disturbi cognitivi e comportamentali e accelera l’evoluzione della malattia. E’ fondamentale dunque che il malato rimanga il più a lungo possibile nel suo ambiente, supportando direttamente e indirettamente la famiglia nel compito gravoso dell’assistenza.

A questa necessità, con riferimento al proprio territorio, tenta di rispondere una recente iniziativa della Provincia di Pescara, progettata in sintonia con l’Associazione regionale Malati di Alzheimer. Nei giorni scorsi la Provincia ha pubblicato un Avviso per finanziare ed attuare il primo corso di specializzazione di assistenti familiari nella gestione e assistenza di malati di Alzheimer (nella sola area metropolitana di Chieti-Pescara, almeno 9mila).

Il percorso formativo, finanziato completamente dalla Provincia, è rivolto ad allievi già in possesso della qualifica professionale di assistente familiare, avrà una durata di 100 ore, di cui 70 di aula e 30 di stage, e specializzerà i primi 18 professionisti, che saranno veicolati sul mercato, con elevate probabilità di immediata occupazione, dai servizi provinciali per l’impiego.

Servizi pubblici che da tempo hanno attivato lo sportello specialistico “Bada bene” per incrociare la domanda e l’offerta di assistenti familiari. Un servizio completamente gratuito che permette alle famiglie di trovare facilmente un candidato adatto e di assumerlo velocemente, evitando di incorrere in problemi o nelle frequenti truffe.


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