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Quel viaggio sul gommone seduti su un morto
09 Mag 2014 09:29

Non si fermano gli sbarchi in Sicilia: ieri sono arrivati nell’isola, tra Catania e Messina, oltre 600 migranti. La struttura di accoglienza del capoluogo etneo è stata svuotata con due voli, portando via 300 extracomunitari, giunti ieri, che sono stati subito sostituiti da quelli arrivati oggi.

E per i viaggi della speranza si continua a morire per la ferocia dei trafficanti di vite umane. Vittima un ventenne eritreo bastonato dai componenti di un’organizzazione criminale per ‘accelerare’ le fasi di imbarco in Libia e poi travolto da altri migranti, che lo hanno calpestato. Le ferite riportate si sono rivelate mortali. Adagiato di fianco sul gommone i suoi compagni di viaggio pensavano stesse dormendo, ma era già morto.

Ammassati sul gommone, per il poco spazio, alcuni sono stati costretti a navigare in mare seduti sul suo corpo senza vita.
E’ il tragico racconto di alcuni dei migranti soccorsi dalla fregata Scirocco della Marina militare italiana e portati in salvo, ieri, nel porto di Pozzallo. La squadra mobile di Ragusa ha fermato i due presunti scafisti, Mamadu Jallew, del Gambia di 19 anni, e Khalifa Bangura, del Sierra Leone di 24 anni. Sono accusati anche di omicidio come evento causato da altro reato.

La vittima era assieme ad altri 101 migranti, provenienti da Eritrea, Mali, Nigeria, Etiopia e Sudan, stipati su un gommone fatiscente. Il giovane eritreo sarebbe rimasto ferito gravemente da un violento colpo di bastone ricevuto in testa da alcuni degli organizzatori del viaggio, che su una spiaggia in Libia avrebbero picchiato tutti i migranti per costringerli a fare in fretta. Oltre alla lesione procurata dalla bastonata, la ferita sarebbe stata aggravata dai colpi involontari ricevuti da altri extracomunitari che lo hanno calpestato nella ressa.

“Sul gommone – racconta un sopravvissuto al viaggio alla polizia di Ragusa – i libici ci bastonavano, colpendoci in qualsiasi parte del corpo e anche in parti vitali: la testa, la nuca e il collo. Io mi trovavo ad occupare un posto posizionato al centro del gommone, quando uno di noi ci faceva notare che un eritreo era deceduto”. “Alcuni ‘passeggeri’ – ricorda un migrante – per l’estremo affollamento si sono seduti sul suo corpo, disteso in posizione fetale. Durante la navigazione più volte gli scafisti ci dicevano di gettare in mare il cadavere, ma noi ci opponevamo con fermezza perché volevamo continuare il viaggio con il nostro amico”.

Un altro testimone ricorda che sul natante c’erano dei bidoni di benzina. Uno di questi, durante la navigazione, si è aperto e parte del carburante è caduto addosso ad alcuni migranti, compreso l’eritreo già morto.

“Abbiamo navigato per circa 14-15 ore senza avere né cibo né acqua – ricostruisce un altro migrante – poi ho notato un elicottero che ci aveva avvistato e ci sorvolava sopra, è stato allora che chi conduceva il gommone con un telefonino ha chiesto aiuto, in inglese, alle autorità italiane. Finalmente liberi… “


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