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Il voto al Sud, la crisi nella crisi
12 Mag 2014 09:54

In questi giorni, sui media, campeggia sempre più stentoreo: “Grillo fa il pieno di voti al Sud”.

E’ proprio il Sud che ha portato il Movimento 5 Stelle, nei sondaggi, dalla soglia del 20% al 25%.

Noto nei commentatori politici una meraviglia. Ma almeno la compattezza della tendenza, non deve suscitare alcuno stupore. Il Sud ha sempre indicato perentoriamente con chi stare. Negli ultimi due decenni è stata una roccaforte del Pdl. Il cappotto: 61 collegi su 61, in Sicilia, anni fa, fu la più classica delle prove.

Ora il Sud ha scelto un partito di protesta, di rottura e radicale nei programmi. Uscita dall’euro, smilitarizzazione diffusa, salario minimo garantito e tant’altro. Per me queste sono proposte implausibili e reputo che il Movimento 5 Stelle non avrà mai i parlamentari per formare un governo. Perché ha un grosso limite di fondo: la contrarietà alle alleanze.

E personalmente, vedo nella tendenza del Sud del voto per Grillo, un grido di disperazione.

L’agenda dell’attuale governo, non ha contemplato la Questione Meridionale, perché ormai risucchiata dai troppi problemi dell’intera nazione. Storicamente, il Sud era la crisi da dover risolvere in un sistema Italia, che camminava con i suoi piedi.

Ora il Meridione è la “crisi nella crisi” e ciò ha finito per sbiadire i toni dell’emergenza. Sembra un paradosso ma è così.

Comunque, questo non ci vieta di stimolare il governo ad indirizzare risorse ed idee, nella direzione più consona ad uno sviluppo plausibile per il Sud. Quindi vedo sensato lo sforzo di molte parti in causa, di alimentare dibattiti per far tornare il Meridione, nuovamente un’emergenza.

Se scoppia il Sud, l’Italia non ce la farà mai più a rialzarsi.


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