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Antibiotici e batteri per salvare Pompei
06 Giu 2014 09:21

Lo Tsunami che ha colpito l’Indonesia nel 2004, originato da una scossa di 9.3 della scala Richter, nell’Oceano Indiano, e’ il più grave disastro naturale della storia moderna.

Il terremoto dello Shaanxi, in Cina, del 1556, che causò la morte di 830.000 persone, distruggendo un’area di 900 chilometri, è considerato il più grave disastro dopo l’avvento di Cristo.

Ma 79 anni prima di tale avvento, in una città colonizzata dai Romani, chiamata Pompei, i suoi cittadini vissero l’apocalisse.

“Si elevava una nube, ma chi guardava da lontano non capiva da quale montagna provenisse”, scrisse Plinio il giovane.

Lui poté raccontare, ma chi era a Pompei venne investito e incenerito da una colata di magma alta 10 metri, fatta di materiali eruttivi di ogni genere.

E li’ sotto, Pompei dormì per 1700 anni.

Fu Carlo lll di Borbone, il re illuminato, che la Spagna ci sottrasse, a volere l’inizio degli scavi della città.

I successori procedettero a rilento, ma comunque posero le basi di un sito cui lavorare costantemente.

Dopo l’Unità d’Italia, venne compilata la prima mappa della città sepolta. Nel XX secolo vennero compiuti scavi importanti nella zona meridionale della città e di Villa dei Misteri.

Ecco. Fermiamoci a qui. A Villa dei Misteri. Essa è balzata alle cronache in questi giorni, per un notizia che ha quasi dell’incredibile.

Per Pompei, si sa, non sono giorni semplici. Vari crolli si stanno susseguendo e si è in periodo d’emergenza.

La Sovrintendenza e gli studiosi ce la mettono tutta. Ed in questa fluorescenza d’impegni viene fuori la creatività scientifica di chi ha dato la vita per questa città sepolta.

Ora saranno dei batteri ed un antibiotico a tentare di salvare delle pitture.

A Villa dei Misteri, un po’ fuori Pompei antica, il laser non dava i risultati sperati per il recupero di alcune opere. Allora i ricercatori hanno pensato di ricorrere ad un batterio, capace di metabolizzare il biossido di manganese presente sull’opera.

Tale batterio dovrebbe stemperare lo sporco che offusca i colori. Ma prima saranno effettuati i test necessari a capirne l’efficacia.

Per l’antibiotico, sara’ usata la comunissima molecola dell’Amoxicilina, in quanto le pitture sono risultate aggredite da uno streptococco. Tale microrganismo sta consumando i colori, e la luce favorisce la sua proliferazione.

Per le cure dell’ammalato archeologico saranno effettuati tre cicli di terapia.

Sembra una notizia partorita dalla fantasia, ma è tutto vero. Ormai per salvare Pompei si attinge a quella che prima ho definito “creatività scientifica”, perché cure standard, per una situazione unica al mondo, non ne esistono.

Comunque, finalmente una buona notizia. Considerato che i recenti crolli, ci facevano pensare alla città alle falde del Vesuvio, come ad un malato terminale, oppure ad un vecchio sul viale del tramonto.

Pompei ha più di 2000 anni e sta per riprendersi.


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