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Il Meridione rischia una crisi economica irreversibile
09 Giu 2014 11:00

Paolo Savona è uno degli economisti più raffinati che vanta la nostra nazione.

La sua attività di studioso, che si affianca ai suoi incarichi di prestigio nazionale e internazionale, è stata volta anche alla Questione Meridionale. In tal veste, ha rilasciato un’interessante intervista sull’economia del Sud.

L’occasione è l’ultimo calo del PIL, che è stato dell’1,9%  su base nazionale, ma del 4%  nel Mezzogiorno. Il professore è critico con gli indici di rilevazione dell’Istat.

Egli dice che la media rilevata dall’Istituto, non rappresenta l’Italia. E fa un esempio: se  si dice che il PIL cresce  in media dello 0,7, e se esso cresce al Nord e diminuisce al Sud, quel dato è come una bugia.

Alla domanda se egli è pessimista su quest’area della nazione, risponde che il Meridione si avvia verso una nuova e più grave crisi. Le medie europee ed italiane che verranno fuori, non faranno altro che mascherarla.

Savona dice che abbiamo bisogno di un nuovo meridionalismo, definendolo meridionalismo intelligente. In tale ottica vede la necessità di terminare tutte le grandi opere pubbliche, per dare una scossa al sistema. Solo in tale maniera, coglie la possibilità di porre un freno alla disoccupazione dilagante.

L’economista afferma che la Bce gioca un ruolo fondamentale ed è critico anche con il governo. Egli attende Draghi al varco, ma dice che siamo già in ritardo, se la ripresa ci sarà solo nel terzo-quarto trimestre del 2015. Per lui sarà troppo tardi per il Meridione e spera che la crisi a quel punto non sia già diventata irreversibile.

Un grosso campanello d’allarme quello dell’insigne professore. Anche se conosciamo il suo stile tagliente. Ma le sue prospettive e gli scenari non possono passare inosservati, per il bene di una terra già martoriata.

Noi raccogliamo le sue analisi in virtù anche di uno sfogo accorato, quello di un uomo sempre attento ai problemi del Sud.


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