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Linosa, l’avamposto del Sud
26 Giu 2014 10:00

Siamo abituati a considerare la Sicilia come lembo più arditamente proteso verso l’Africa. Un’isola immersa nel Mediterraneo ed in temperature calde, che la pongono al di fuori degli inverni.

Eppure, i lembi di terra italiana, che toccano con mano il continente africano, sono tre isole che hanno una morfologia anomala.

Due di esse appartengono alla placca continentale africana, anche se site nel suolo di pertinenza europea. Caso quasi unico al mondo. Raramente una terra appartiene geologicamente ad un continenente e geograficamente ad un altro. La terza emerge dal mare, come protuberanza vulcanica.

Parliamo nel primo caso di Lampedusa e Lampione, nel secondo di Linosa.

Tale isola ha il tratto un po’ misterioso di tutto ciò di cui si è sentito parlare, ma non si conoscono i contorni.

Linosa – appunto – ad equa distanza dalla Sicilia e dalla Tunisia.

Cinque chilometri quadrati e circolari.

Forgiata da un vulcano che risale dal mare verso il cielo, per 1500 metri.

I crateri sono ancora ben visibili e l’ultimo ha smesso la sua attività piu di due millenni or sono.

Si può star tranquilli.

Linosa è un’isola timida, un passo dietro Lampedusa. Con cui condivide il Comune, ma il sindaco risiede nell’isola degli sbarchi. A Linosa risiede un delegato sindaco, assurto qualche mese fa alla cronaca, per essere disonorevolmente minacciato di morte.

A Linosa risiedono circa 400 abitanti, circondati di essenzialità: scuole elementari e medie, tre moli d’attracco per navi e un eliporto. I collegamenti sono giornalieri, per Porto Empedocle e Lampedusa. Ma d’inverno, causa vento e mare tempestoso, sono a singhiozzo.

Non è facile vivere a Linosa. Anche se la sua fauna e la sua flora, disegnano un paesaggio molto prossimo al paradiso in terra. Ovvero: animali in estinzione e verde completamente eterogeneo, rispetto a quello della Sicilia.

Gli isolani vivono di agricoltura, pesca, allevamento e naturalmente turismo. Ma le strutture sono molto limitate.

Cosa si può pretendere da 400 abitanti? L’ospitalità è ridotta all’essenziale e ciò alimenta il fascino dell’isola.

Linosa è ricca di storia. I Romani la utilizzarono come base nelle guerre puniche, ed i fondali sono ancora cimitero di navi di quel lontano periodo. Poi arrivarono gli Arabi, i Normanni, gli Angioini, gli Aragonesi. Segue una prolungata battuta di arresto. L’isola diviene disabitata, indi un rifugio peccatorum di pirati d’accatto.

Nel 1830, Ferdinando II di Borbone, diede ordine di colonizzare le tre isole, così a Linosa, sbarcarono trenta persone, reclutate con bando pubblico e retribuite. Roba d’altri tempi.

Ma bisogna attendere un secolo, affinché ci si occupi seriamente dello sviluppo dell’isola. Nel 1963 approda la Sip, con una linea telefonica. Ma bisogna attendere il 1976 per avere i programmi Rai. Negli anni 80 arriva anche il gruppo Fininvest. Solo nel 1985 perviene la nave traghetto.

Linosa, una piccola.comunità immersa in mille asperità.

Ma questa è l’Italia che non si arrende. Quella che ci piace, quella che vive di avversità e le sopporta con fierezza.

Linosa, un pezzo d’Italia, un avamposto del Sud.


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