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C’è un sindaco che ha vietato gli sguardi minacciosi
16 Lug 2014 08:42

“No agli sguardi minacciosi? È la risposta a un’esigenza, dichiarata, di molti miei concittadini”.

Marcello Diez, sindaco di Olmedo, comune di poco di più di 4.000 abitanti in provincia di Sassari, non accetta la patente di “sceriffo” e rifiuta qualsiasi paragone con ordinanze simili – leggi quella firmata dal sindaco di Bari – in contesti nettamente diversi da quello del suo paese.

“Qualcuno ha voluto sottolineare quel passaggio per suscitare clamore e attirare l’attenzione dei media – spiega il primo cittadino – ma in realtà quel provvedimento è molto più complesso e riguarda una serie di aspetti che regolano il vivere civile”.

Dal corretto utilizzo degli spazi pubblici al decoro urbano, dal dovere di rispettare le esigenze degli altri alla necessità di conservare un clima sereno all’interno della comunità, l’ordinanza che invita tutti ad atteggiamenti meno minacciosi “racchiude in un unico testo tutta una serie di ordinanze fatte negli anni – dice ancora il sindaco – con l’obiettivo di regolamentare ogni aspetto della civica convivenza di tutti gli olmedesi e dei turisti”.

Quanto all’aspetto che ha suscitato più scalpore, in cui si invitano i cittadini a non assumere atteggiamenti di sfida, Diez è molto chiaro.

“Succede spesso di ricevere le lamentele dei più anziani – racconta – che sostengono di sentirsi minacciati dalle reazioni di alcuni gruppi di ragazzi ai quali chiedono solo comportamenti più civili. Per il resto, siamo ben felici che i giovani vivano la città e gli spazi pubblici che sono stati pensati anche e soprattutto per loro”, chiarisce il sindaco.

L’ordinanza spopola sulla Rete a colpi di “oh, abbassa lo sguardo” e nel mirino finiscono quelli che in Sardegna si chiamano “barrosi”. Fatto sta che il sindaco di Olmedo ha indicato tutta una serie di regole parallele. Quindi: gli sguardi di sfida sono vietati quanto si sta “in un gruppo superiore a cinque”.

Questo per evitare anche “atteggiamenti di presidio o di vendetta”, catalogati come comportamenti che possono “impedire la piena fruibilità delle piazze”.


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