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Fecarotta, un esempio di come “restare al Sud”
01 Lug 2014 10:00

Un Sud che rimane al Sud. Pur potendo partire con eleganza.

Quando hai un nome che ti fa da scia e ti apre le porte, partir è dolce. E rimanere diventa un atto d’amore verso la tua terra. Continui a crederci, anche a discapito del corso degli eventi.

Fecarotta, un cognome siciliano come tanti. Ma a Palermo ed in Sicilia, ha il guizzo della storia. Nella nota “Enciclopedia della Sicilia”, firmata dall’editore Ricci, Fecarotta, già nell’Italia Unita del 1866, si distingueva nell’ideazione artistica di gioielli e manufatti.

Ma l’opera iniziava già qualche decennio antecedente, se nell’enciclopedia è scritto che “Giovanni Fecarotta, dopo aver studiato architettura con Giuseppe Caporizzo, si delineò come cesellatore di “lavori di femenile ornamento”,  e nel 1828 si segnala la costruzione di una preziosa teiera per tal Mister Fox.

La famiglia Fecarotta, era già fornitrice della casa Borbonica. Poi nel 1961, la virata di un discendente nel campo dell’antiquariato, dove si svolge la conquista del blasone nell’arte dell’antico.

Con i ritmi imposti dalla crisi, gli stili di vita lasciano poco spazio alla coltivazione di ciò che ha confini con il lusso.

Il campo si restringe, si cercano lidi più propizi, si fugge e sovente si fugge dal Sud.

Il progetto culturale che persegue Resto al Sud, è creare le condizioni di idee per restare, segnalando le storie che, prese una ad una sono solo storie singole, ma unificate, rappresentano un quadro d’insieme che disegna uno spazio dove poter “credere e restare”.

I Fecarotta hanno deciso di evolvere la loro ultima sede, in via principe di Belmonte nel capoluogo siciliano, per restare in Sicilia.

Un esempio che piace segnalare.

“Gli altri negozi chiudono, noi resistiamo per amore di Palermo”. 


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