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Nibali, lo scalatore delle vette francesi venuto dal mare del Sud
28 Lug 2014 09:11

Un pezzo d’Italia è salito in giallo sul podio degli Champes Elysées, l’altro pezzo era la Sicilia. Perché lui, Vincenzo Nibali, con quella faccia somigliante a Schillaci è nato a Messina.

La Grande Boucle, il simbolo dello sciovinismo francese, una delle gare di sport più famose al mondo, parla italo-siciliano, grazie a questo trentenne cresciuto a tappe. Nel senso che prima ha vinto la Vuelta, nel 2010, poi Il Giro d’Italia, nel 2013 e quest’anno ha dominato il Giro di Francia.

Ma un giro particolare. Perché negli anni, a colpi di arresti e di controlli asfissianti, la corsa in giallo può dirsi pulita. Quindi questo è un doppio trionfo, sigillato per uno scherzo del destino, quando un simbolo di un disastro italiano nel mondo, come la Concordia, attraccava nel porto di Genova.

Vincenzo ha oscurato mediaticamente quel fallimento. Lui ha vinto. E lo ha fatto con salite epiche di Pirenei ed Alpi. Roba che finirà in cineteca, simbolo di uno sforzo immane di uno sport tutto sudore e fatica.

Nibali ha anche riscattato il nostro mondiale di calcio mediocre ed ha reso più digeribile un’annata pessima della Ferrari.

Quante cose ha fatto Nibali?

Tante.

E quando ha alzato le mani in segno di vittoria, nel tempio delle sfilate di De Gaulle, guardando il parterre de roi, avrà sussurrato: mi chiamo Vincenzo, signori. E vengo da Messina.


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