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Gli italiani schiavi nei campi pugliesi
22 Ago 2014 07:37

Erano imprenditori, ragionieri, carpentieri. Poi è arrivata la crisi e con questa la disoccupazione. Ora fanno i braccianti nelle coltivazioni pugliesi e devono affrontare le leggi dei caporali stranieri e le paghe da fame.

Sono gli “schiavi italiani” raccontati da Fabrizio Gatti sul numero de “l’Espresso”, in edicola. “Otto anni fa – si legge in una nota – Fabrizio Gatti si finse immigrato per raccontare lo sfruttamento nelle coltivazioni di pomodoro pugliesi, oggi in quelle stesse terre sono gli italiani a doversi piegare alle leggi dei caporali e al lavoro in nero con stipendi da fame. Cercando una paga che gli permetta di tirare avanti nella disoccupazione“.

Gatti racconta diverse storie di persone costrette a ritornare alla terra. Vincenzo Micucci, 57 anni, un tempo responsabile contabilità di una delle concessionarie d’auto più grosse della Puglia, ora è operaio agricolo a giornata. Angelo Rasola, geometra, ha chiesto un lavoro a un coltivatore di frutta: “Il titolare dell’azienda mi indica il suo caposquadra, il caporale romeno. Lui mi dice subito: se vuoi, vieni, sono 20 euro al giorno, si comincia all’alba per dodici ore“. Venti euro in nero, sono seicento al mese. Senza contare i giorni di pioggia che non vengono pagati. E quest’anno non ha smesso di piovere. Forse in Romania con 20 euro al giorno si vive. Vengono qui d’estate, vivono ammassati in vecchie case e d’inverno tornano in patria. Ma in Italia con 20 euro al giorno, come fai a mandare avanti la famiglia?”. Tra le testimonianze, anche quella di Saverio, carpentiere, 60 anni, che parla con un caporale del posto: “Quanto pagate a giornata? ‘Gli italiani 40-45 euro’ A contratto? ‘Macché a contratto, qua si fa tutto in nero’“. Antonio V., 58 anni, faceva l’imprenditore vicino a Bari, ma ha chiuso: “Sono finito a lavorare in campagna per 40 euro al giorno. Ho quattro figli, due studiano ancora. È dura“. Laura Prospero, 27 anni, laurea in neuropsicologia e tante porte chiuse, ha invece ottenuto un contratto regolare da stagionale: 35 euro al giorno a raccogliere ciliegie con braccianti marocchini, polacchi, albanesi.


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