';

La ‘ndrangheta è anche in Svizzera. Da 40 anni
23 Ago 2014 08:17

Gode di una certa autonomia ma è comunque rigidamente dipendente dal “Crimine” della provincia di Reggio Calabria la cosca operante da 40 anni nella città svizzera di Frauenfeld scoperta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo della Dda nei confronti di 18 persone con l’ausilio delle autorità elvetiche.

Dalle indagini è emerso che l’organizzazione, legata al “locale” di Fabrizia (Vibo Valentia) e ai Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, è di fatto un clone del modello calabrese ed è strettamente dipendente con l’organismo di vertice in Calabria. Anche dal punto di vista gerarchico, la cosca svizzera ha riprodotto la struttura calabrese con riferimento a ruoli, cariche e gradi ed agli incontri in “società” con le stesse modalità, formule e rituali.

C’era dunque una suddivisione “verticale” tra “maggiore” – di cui fanno parte gli esponenti più anziani e con pregressa militanza nelle cosche reggine – e la “minore” di cui fanno parte gli esponenti di più recente affiliazione. Nel corso delle riunioni, il presunto boss Antonio Nesci impartiva le disposizioni per la conduzione delle attività illecite, incitando i più giovani ad occuparsi del traffico di droga (“chi vuole lavorare può lavorare, c’è il ‘lavoro’ su tutto: estorsioni, coca, eroina! 10 chili, 20 chili al giorno ve li porto io! Personalmente!“).

Altri riferimenti ad attività delittuose sono emersi dalle intercettazioni, quando i presenti facevano riferimento ad altri “locali”, a ‘ndrine e a regole mafiose, a contrasti con altri “locali”, alla dipendenza da Fabrizia, a omicidi ed estorsioni la cui decisione era demandata a chi disponeva di cariche speciali (“se dobbiamo parlare di omicidi, di estorsioni, ci riuniamo quei tre, quattro, cinque, come ho sempre detto“).

Le indagini dei carabinieri hanno consentito di individuare associati, ruoli e cariche, ma, soprattutto, di verificare la dipendenza della cosca dal “Crimine” calabrese grazie a Giuseppe Antonio Primerano, indicato come il capo del Locale di Fabrizia e dipendente dal “Crimine” Domenico Oppedisano, già coinvolto nell’inchiesta denominata, appunto, “Crimine” nel cui contesto è stato condannato a 13 anni di reclusione per associazione mafiosa.

Da quella indagine, secondo l’accusa, era emerso il ruolo apicale di Primerano e la sua influenza nella risoluzione delle controversie criminali, anche internazionali. E proprio a Primerano, Nesci doveva far riferimento per ottenere l’autorizzazione ad estendere il dominio territoriale anche in altre località tra cui Singen – comune tedesco del Baden – Wuttemberg. E dopo il suo arresto gli affiliati svizzeri avevano dato il via a una colletta per la sua famiglia. L’operazione, denominata “Helvetia”, è stata avviata la notte scorsa quando i carabinieri hanno avuto conferma della presenza in Calabria di Antonio Nesci in compagnia di Raffaele Albanese, di 60 anni, anch’egli sottoposto a fermo.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento