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Il boss: “Ho cercato di non far diventare mio figlio un criminale”
17 Set 2014 08:52

Il boss pentito Salvatore Lo Russo desiderava per il figlio Antonio una vita normale, lontana dagli ambienti della criminalità: emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Luigi Giordano e notificata oggi ad una trentina di affiliati al clan.

I provvedimenti sono stati eseguiti nell’ambito di una indagine sulle attività di una delle più note cosche camorristiche della città, coordinata dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice, dai pm della Dda Enrica Parascandolo e Henry John Woodcock e dal sostituto Raffaele Tufano.

Antonio, arrestato lo scorso aprile a Nizza, era diventato noto dopo essere stato fotografato a bordo campo dello stadio San Paolo quattro anni fa.

“Ho fatto sempre il possibile – racconta Lo Russo – perché mio figlio restasse fuori dalle logiche criminali. Non aveva bisogno di nulla e quindi gli proposi di aprire fuori Napoli un ristorante o altre attività imprenditoriali. Lui però mi rispondeva che non intendeva lasciare Napoli e mi ha sempre chiesto di rispettare le sue scelte”.

Gli sforzi del padre tuttavia non furono coronati da successo: “Alla fine, tuttavia, con il tempo, mio figlio ha finito per gestire al mio fianco il traffico di sostanze stupefacenti”.


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