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Fondi pubblici e clientelismo. Ecco l’atlante del sottosviluppo siciliano
21 Set 2014 09:19

Si potrebbe immaginare un atlante siciliano del sottosviluppo, e ricondurre ciascuna area alla appartenenza politica personale.

Cioè: le zone in cui negli anni cinquanta, sessanta, settanta, ottanta, novanta è emerso un uomo politico di spicco, sono quelle in cui maggiormente sono stati convogliati i fondi per ovviare al sottosviluppo.

E oggi, paradossalmente, risultano quelle più sottosviluppate. Gela. Agrigento. Sciacca. Raffadali. Favara. Salemi. Palermo.

Favorite politicamente e finanziariamente sul breve periodo, svantaggiare economicamente sul lungo periodo.

In queste zone ancora oggi si registrano pochissime iniziative imprenditoriali che non siano di respiro corto, e allo stesso tempo risulta evidente una grande ricchezza diffusa ed effimera.

Le risorse agevolate hanno portato all’immobilismo, quello su cui più facilmente si innesta la disoccupazione e quindi la dipendenza clientelare.

Dove invece è mancata una figura politica forte, radicata sul territorio, le persone si sono date da fare e hanno perlomeno limitato i danni: Castelbuono, la provincia di Ragusa.


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