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Allo Zen di Palermo la cappella di Padre Pio diventa il market della droga
22 Set 2014 08:07

Attorno al tabernacolo di Padre Pio, nel cuore del famoso ma anche famigerato quartiere Zen di Palermo, i giovani facevano la fila. Quella però non era una processione di fedeli del santo delle stimmate. E la sfilata interminabile di persone non era una manifestazione di fede. Tutti venivano qui per acquistare droga: cocaina, hashish, marijuana.

Le dosi pronto uso erano nascoste nei vasi di fiori, dietro le immagini del santo oppure in un anfratto del tabernacolo. Lo hanno scoperto i poliziotti a cui era arrivata la voce che la cappella, da luogo di raccoglimento, era stata trasformata in un insospettabile market di stupefacenti curato e presidiato dagli spacciatori.

Il “servizio” era in mano a un ragazzo di 18 anni, che non ha avuto alcuna esitazione ad assumersi ogni responsabilità. In tasca gli sono stati trovati 205 euro che sarebbero il frutto della spaccio. Il ragazzo non solo ha ammesso tutto spontaneamente ma ha cercato di scagionare i due amici, uno di 29 anni e l’altro di 28, che erano con lui davanti alla cappella. In attesa dei clienti, sospetta la polizia, che intanto li ha denunciati tutti e tre.

La “confessione” è apparsa troppo affrettata per non suscitare perplessità. I tre farebbero parte di una rete di spacciatori che sono di casa tra le strade e le “insulae” del quartiere: un grande insediamento di alloggi popolari costruito nel 1969 in base a un progetto di espansione edilizia che ha di fatto ha dato al quartiere il profilo di un ghetto.

Tra degrado architettonico, assenza di servizi civili e disagio sociale, lo Zen (Zona di Espansione Nord) e il suo gemello  Zen 2 sono diventati il regno dello spaccio controllato da una microcriminalità infiltrata dalla mafia. Lo Stato non riesce ad avere il controllo del territorio, malgrado le continue operazioni antidroga, mentre il recupero sociale è affidato all’impegno delle istituzioni scolastiche alle prese con un’alta dispersione, delle associazioni di volontariato e dei gruppi religiosi. La parrocchia di San Filippo Neri, da cui dipende la cappella di padre Pio, è da anni un punto di riferimento per le azioni di recupero della vita civile dello Zen. Ma ha finito per trovarsi in uno stato d’assedio da parte delle bande che non tollerano, com’era già accaduto a don Pino Puglisi nel quartiere di Brancaccio, gli interventi che cercano di sottrarre i giovani all’abbraccio con la criminalità.


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