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Emergenza immigrati, la disperazione di Castel Volturno in una lettera
21 Ott 2014 04:47

Un cittadino di Castel Volturno (Marco Monaco) ha scritto una lettera aperta al sindaco di Castel Volturno Dimitri Russo sul tema degli immigrati. Ecco il testo:

Dimitri, ho assistito al dibattito/conferenza/campagna elettorale tenutasi al comune.

Da elettore e da emigrante a mia volta (vivo a Roma dal 2008) vorrei analizzare la situazione con te, se me lo permetti.
La percentuale di immigrati che hai dichiarato (50%) indica che per ogni due cittadini Italiani residenti a Castel Volturno vi è 1 abitante proveniente da fuori. Ciò però va pesato opportunamente: per ogni 2 cittadini italiani che possono essere rappresentati da 1 pensionato di 90 anni ed un bambino di 5, vi è un cittadino africano in giovane età che rappresenta forza lavoro, dunque se volessimo vedere la cosa da un punto di vista ‘economico’, la forza lavoro dei migranti va ben oltre il 50% della popolazione di Castel Volturno.

Sono sicuro che sai che in qualsiasi ecosistema esistente in natura, esiste il rapporto domanda/offerta che determina il valore di una qualsiasi cosa, materiale o immateriale. Nel momento in cui l’offerta cresce e la domanda resta costante, il valore ovviamente si riduce. Se applichiamo il concetto al ‘lavoro’ è immediato notare come la grandissima percentuale di forza lavoro data dai migranti tende a ridurre il valore dello stesso lavoro, portando ad una riduzione dei salari e delle opportunità che possono essere offerte alle persone del territorio.

Inoltre gran parte del ricavato della forza lavoro di queste persone viene inviato alle famiglie bisognose nei loro paesi, andando a ridurre l’economia autosufficiente del territorio stesso e determinando una riduzione della domanda che limita ancora di più le opportunità di una crescita economica locale creando una pericolosissima spirale negativa.

Per capirci, il latifondiario che impiega 30 Nigeriani per la coltivazione dei pomodori pagando 10€/giorno il lavoratore, sborsa 300€/giorno che dovrebbero rientrare con la vendita del prodotto. Di questi 300€, 100 ne vengono inviati in Africa, mentre i restanti 200€ vengono spesi per i beni di prima necessità NEI NEGOZI (SEMPRE PIU’ DIFFUSI SUL TERRITORIO) DEI PROPRI CONNAZIONALI, i quali a loro volta ne inviano ulteriori 100€ in Africa. Alla fine della giostra qui restano poco meno di 100€ che possono tornare nelle tasche dei cittadini del posto.

Come ben sai ciò comporta una riduzione progressiva del denaro circolante sul territorio, fino a che il latifondiario non riuscirà a vendere i suoi pomodori semplicemente perchè nessuno avrà i soldi per comprarli.
Altro problema è quello dell’integrazione, da te tanto pubblicizzata come ‘unica via di salvezza’. Ti riporto la definizione della parola ghetto: “Il ghetto è un’area nella quale persone considerate (o che si considerano) di un determinato retroterra etnico, o unite da una determinata cultura o religione, vivono in gruppo, volontariamente o forzosamente, in regime di reclusione più o meno stretto”.

E’ evidente che tale definizione si applica a pennello al comune di Castel Volturno. Questa parola è in contrapposizione con la definizione di Integrazione: “Indica l’insieme di processi sociali e culturali che rendono l’individuo membro di una società.”. Qui per individuo si indica l’immigrato, mentre la società è quella Italiana. Bene, oggi io ho visto gente URINARE per strada davanti a tutti, SPORCARE strade pubbliche, VENDERE prodotti su bancarelle improvvisate sui cofani delle macchine, VENDERE CIBO CUCINATO in casseruole sui marciapiedi, girare in AUTO SPROVVISTE DI ASSICURAZIONE e su scooter SENZA TARGA, in 3 e senza casco.

Questi atteggiamenti di disprezzo per le leggi del paese ospitante sono tipiche della parola ghetto e rinnegano qualsiasi tipo di integrazione A PRIORI.

L’integrazione la si ottiene nel momento in cui si parla di una minoranza da integrare in una maggioranza. Nel caso di Castel Volturno LA MINORANZA SIAMO NOI CITTADINI ITALIANI. L’integrazione vorrebbe dire far conoscere a queste persone gli usi e costumi della nostra città, fargli scoprire le nostre tradizioni, ma sempre più spesso vedo che sono loro ad imporre (a volte con la forza) le loro abitudini.
Mi è piaciuto tantissimo quando la prima persona a parlare ha chiesto il rispetto delle leggi e tu hai subito chiesto “Si, ma come? ditemi come!”. Bene, BRAVO! Ottima osservazione.

Credo che la cosa più importante da fare sia studiare il come risolvere questa ghettizzazione del nostro paese che a mio avviso è il problema principale.

Hai fatto tante osservazioni nel tuo discorso, screditando gli ultimi 20 anni di amministrazione (sono d’accordo con te su questo), hai parlato dei tanti problemi che riguardano la nostra città sostenendo che questo dell’immigrazione è il minore dei mali. Beh, non sono d’accordo! credo che risolvere questo problema possa fare da volano per una ricrescita di Castel Volturno.

Non sono uno di quelle persone che sostengono di MANDARE A CASA gli immigrati, anche perché come hai sostenuto tu stesso è una lotta contro i mulini a vento. Credo invece che l’unica soluzione sia disperderli sul territorio Italiano, o meglio fare in modo che siano loro a volersi disperdere. Non è giusto che la maggior densità di immigrati della stessa nazionalità sia proprio a Castel Volturno.

Come hai ricordato, i dati dimostrano che la percentuale di immigrati presenti qui è meno della metà di quelli presenti a Milano.

Tuttavia non hai considerato che qui c’è la maggior densità di persone PROVENIENTI DALLO STESSO PAESE rispetto alla popolazione Italiana. Dunque a Milano gli stranieri sono più eterogenei, non riuscendo quindi a ghettizzarsi. Io credo che vadano attaccate le cause che portano queste persone a venire tutte a Castel Volturno ed a ghettizzarsi che penso siano le seguenti:
1) Mancanza di controllo sul territorio
2) Presenza di innumerevoli posti per inviare denaro all’estero
3) Presenza di innumerevoli ville abbandonate o affittate a 20 persone per volta
4) Presenza della maggior parte di comunità religiose e associazioni di accoglienza (Padri Comboniani, chiese Evangeliche, chiese Africane)

Questo a mio avviso è il punto su cui lavorare: rendere il paese meno appetibile per loro piuttosto che renderlo appetibile per i turisti come hai accennato nel tuo discorso. E’ necessario arrivare al punto in cui il Nigeriano che sbarca a Lampedusa deve dire “No, a Castel Volturno non è cosa, vado ad Arezzo”.

Ti faccio la mia proposta punto per punto:
1) Intensifica il controllo del territorio per quanto riguarda le case occupate. Non abbiamo bisogno di ulteriori forze dell’ordine, perché le stesse, avendo le mani legate, si ridurrebbero a fare solo più multe per le ruote consumate o per gli specchietti retrovisori rotti. Abbiamo bisogno del potere di sequestrare qualsiasi bene ritrovato in mano a persone irregolari. Fermano un Nigeriano su uno scooter senza targa? Bene, confisca dello scooter, del telefonino, dei soldi contanti, e di tutto ciò che ha tranne i vestiti. Rendergli le cose più difficili (senza sfociare in atteggiamenti violenti). Crea un albo di ‘cattivi imprenditori’ ed effettua controlli nelle coltivazioni, nei cantieri edili e nei posti che danno lavoro a queste persone, ed una volta individuato il datore di lavoro aggiungilo all’albo dei cattivi per evitare che possa lavorare con qualsiasi attività connessa con il comune oltre a ricevere multe pesanti e denunce personali.
2) Introduci una tassa comunale aggiuntiva sulle rimesse verso l’estero pari all’80% dell’importo inviato e del 70% sul fatturato degli internet point. Se il Nigeriano vuole mandare soldi a casa gli converrà andare a Mondragone o a Giugliano e prima o poi si trasferirà lì.
3) Introduci una multa salata per i proprietari di case che affittano a persone irregolari. La confisca sappiamo che è banale, qualsiasi giudice la annullerà non cambiando nulla. Se invece impartisci una bella multa salata di 5/10mila euro al mese al proprietario, vedrai come cambieranno le cose quando Equitalia comincerà a pignorare.
4) Parla con le comunità religiose, convincili a diffondersi su altri territori, per il bene di tutti! Convinci i Comboniani a spostarsi a Falciano, gli Evangelici Africani a muoversi verso Caserta e così via. Fagli capire che la situazione sta diventando insostenibile e che ci troviamo in un circolo vizioso in cui non ci guadagna nessuno.
Metti da parte le ideologie politiche, comincia a ragionare pensando all’economia di questo paese, fa si che sia veramente #tuttanatastoria.

Non aver paura, non si tratta di razzismo, ma di sopravvivenza, nessuno potrà e mai ti darà del razzista.


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