';

Così l’ospedale di Taranto mi ha salvato la vita
28 Ott 2014 05:25

Pubblichiamo di seguito la lettera aperta alla Sanità ionica che il collega Salvatore Catapano, giornalista di RAI Tre, ha inteso inviare allo scopo di porre in risalto i meriti e la professionalità di tutti coloro che, assistendolo per due lunghi mesi, sono riusciti a risolvere un grave problema di salute che lo aveva colpito.

“L’interesse e la finalità di questa missiva non sono motivati da velleità giornalistiche di ricerca delle diverse verità sui problemi della sanità locale, siano essi rappresentati da presunte inefficienze strutturali, gestionali / organizzative od impiantistiche (problemi che andrebbero affrontati con serietà estrema e con spirito interpretativo a largo raggio regionale e nazionale, in altra sede e lontano da forme di ingerenza o di strumentalizzazione politica).  Questa mia personale iniziativa è piuttosto dettata dall’esigenza di riconoscere meriti e  professionalità a quanti, a cominciare dal primo dirigente dell’Asl di Taranto Fabrizio Scattaglia, fino ai Direttori delle strutture complesse di Medicina, Chirurgia, Centro di Rianimazione, Gastroenterologia e Radiologia, col prezioso supporto dei medici, della fisioterapista, degli infermieri, degli ausiliari e degli operatori socio-sanitari, si sono quotidianamente spesi per due lunghi mesi in un’assistenza difficile per la gravità del caso che mi ha visto involontario protagonista : una ischemia intestinale acuta che mi ha improvvisamente portato in sala operatoria nel mese di settembre per un successivo periodo (dodici giorni, cinque dei quali in coma farmacologico), in sala di rianimazione. Una brutta esperienza che posso, per loro merito, per mia fortuna (ma soprattutto per la fede religiosa che non ha mai spento le mie speranze pur dinanzi al pessimismo di alcuni addetti ai lavori), finalmente raccontare.

Una vicenda che mi ha fatto ben capire e vivere direttamente quel mondo della sofferenza e dell’umana solidarietà riscontrabile ancora oggi all’ombra di professionalità d’alto profilo medico-sanitario troppo spesso messe in discussione rispetto alle capacità di dirigenti, medici e infermieri di ospedali del centro Italia e del nord. Ed è sbalorditivo, quantomeno sorprendente, come sia davvero possibile, oggi,  nonostante la forte crisi economica della sanità pubblica e le continue minacce di ridimensionamento dei servizi essenziali, riscontrare dedizione da parte del pur esiguo personale ospedaliero (fatte le debite  – per fortuna rare – eccezioni negative), verso i pazienti che affollano numerosi i reparti più esposti alle emergenze e alla gravità di malattie difficilmente diagnosticabili, non sempre curabili, reparti del SS. Annunziata peraltro poco supportati da politiche di adeguamento strutturale e nei quali a fronte della quotidiana presenza media di trenta degenti operano per ogni turno di lavoro tre o quattro fra infermieri e ausiliari. E in quarant’anni d’attività giornalistica  – devo ammetterlo -, non mi era mai capitato di poter conoscere così da vicino la realtà ospedaliera.

Perché  comportarsi da cronista, con gli occhi di chi descrive e commenta situazioni restando solo affacciato ad una finestra o ancorato ad un comunicato-stampa, ad una denuncia di parte, non consente di conoscere e vivere appieno situazioni e condizioni che la diretta esperienza  – malgrado tutto, ma nella consapevolezza di esserne usciti –  può offrire. Per questo ho ritenuto opportuno scrivere e rendere pubbliche le mie osservazioni su quanto mi è accaduto, sicuro di rendere un servizio alla verità, riconoscendo meriti, professionalità ed umana solidarietà a quanti mi hanno lungamente assistito, persino con affetto.

Grazie a tutti.”

Salvatore Catapano

giornalista


Dalla stessa categoria

Lascia un commento