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Il treno passa una sola volta
23 Gen 2015 09:55

Aveva un bel negozio di generi alimentari, Gennaro. Un negozio costruito e arricchito negli anni. Sempre fornito e sempre pulito. Il più bel negozio di alimenti del paese.

Aveva anche due giovani a servizio. Uno si occupava di consegne a domicilio e scarico merci, l’altro dei clienti, in qualità di commesso.

Nel negozio, di giorno venivano le donne, il tardo pomeriggio gli amici e qualche conoscente. Dietro ad esso, infatti, Gennaro aveva accorpato un altro piccolo locale attiguo, che faceva da sala gioco. Una sorta di piccolo circolo sociale.

E quindi non era mai solo.

Nel negozio un giorno entrò una signora alta, con capelli lunghi neri poggiati su un cappotto di ottima foggia. Mai vista.

“E mi da’ anche…..e un po’ di……prendo anche del prosciutto….mi aggiunga del pecorino……le mele…” Stette venti minuti ad ordinare, l’elegante signora. Spese più di centomilalire. Non le aveva mai incassate, tutte d’un colpo, Gennaro.

Nel piccolo vano dietro al negozio, di pomeriggio c’era conversazione ampia.

“Era una donna alta, vestita molto bene……”

“Gennà” lo interruppe un amico, “aveva i capelli neri lunghi e lisci?”

“”Si”

“Allora è la nuova moglie del notaio!”

“Perché si è sposato di nuovo?”

“Si diceva così e l’ha fatto. Si è sposato nel suo paese di origine, ma con chi, non lo so!”

Gennaro era sempre gentile con la signora. Spendeva tanto e sopratutto era molto bella, in un luogo dove la bellezza era merce rara. E poi c’era il fascino della forestiera.

Un giorno la signora doveva portare a casa un po’ di roba, il giovane delle consegne non c’era, Gennaro si offrì molto volentieri. Così si presentò verso mezzogiorno dal notaio, con la sua auto carica di buste e bibite.

“Entri, entri pure” disse la signora.‘”Vuole che le offra qualcosa?”

“Non vi disturbate per me, signora”.

“Ma no! Nessun disturbo. Lei e’ sempre così gentile con me. Si segga”.

Gennaro era un po’ imbarazzato, quasi intimorito. Ma obbedì.

“Vede, io sono nata in una casa sempre piena di fiori, dolci, frutta e di tanto altro, tutto in bella mostra. Era la migliore maniera per accogliere gli altri. Cosi diceva mia madre. E’ io sono uguale. Ho sempre leccornie disseminate dappertutto ed il frigo pieno. Forze per questo sono una cliente atipica”

Gennaro aveva un sorriso stampato sulle labbra e non profferiva parola, davanti a quel linguaggio per lui forbito.

“Lei è un signore simpatico, gentile. Ispira anche fiducia. Un giorno lei potrebbe tornarmi utile.”

Quella frase rimase impressa nella mente dell’uomo. Non ne fece menzione nemmeno con gli amici. Cosa voleva dire quella donna? Utile a che?

La signora continuò a frequentare il negozio con totale normalità. Gennaro la scrutava, ma da quel viso e dal comportamento, non vi era nient’altro che normalità. Finché un giorno ella disse: “Perché non mi porta lei la roba a casa? Le dispiace?”

“Ci mancherebbe altro signora. Fra mezzora sono a casa sua”

E adesso?

Gennaro bussò, caricò i pacchi e mentre stava per andar via, venne invitato a sedere.

La signora cominciò a parlare un po’ a ruota libera fino a quando: “……Come le dicevo l’altra volta, lei potrebbe essermi utile”.

“Utile in che senso?” rispose Gennaro con un filo di voce.

“In questo paese, a parte gli amici di mio marito e la donna di servizio, non conosco nessuno. Ed io ho bisogno di aiuto per una faccenda seria. Lei è una persona che mi ha ispirato fiducia, si vede che è un bravo’uomo. O mi sbaglio?”

“Mah! Credo di essere un uomo onesto. Ma ce ne sono tanti come me in questo paese.”

“La sua risposta le fa onore. Comunque vengo al dunque. Io credo che mio marito abbia un’altra donna in questo posto, ne ho quasi la certezza. Ma mi manca la prova regina: qualcuno che lo veda con questa donna e soprattutto sapere chi è.”

Gennaro era allibito.

“Ne sa qualcosa? C’è qualche voce in paese?”

“No….io non ho mai sentito di queste cose, il notaio è una persona seria, stimata….”

“Senta signor Gennaro, in questa cosa ballano molti soldi. Io appartengo ad una famiglia molto importante, sono una specie di ereditiera. Se mio marito mi ha sposato per ingrossare il suo patrimonio, io vado via. Lei mi deve aiutare”.

“Ma….”

“Senta, le ripeto, qui ci sono in ballo tanti soldi, certi particolari non posso accennarli…..ma lei giustamente mi dirà: cosa ci guadagno a mettermi in questo casino?”

Gennaro guardava il soffitto.

“Le posso offrire due milioni, anche tre milioni di lire”.

“Signora….io ci devo pensare”.

“Va bene, ci vediamo tra una settimana”.

Gennaro era agitato. Lui con il suo bel negozio e tutte quelle piccole soddisfazioni, si era trovato al cospetto di un mondo che non era suo, con problematiche anni luce dalle sue. Lui piccolo borghese implicato in una storia di media borghesia, dai risvolti oscuri e meschini. Ma quella donna emanava troppo fascino. Pensare che dipendesse da una sua decisione era fonte di grande appagamento. Alla fine decise d’infilarsi in quel guaio. Disse si alla signora e cominciò ad indagare sul notaio. Poi passò a pedinarlo.

La signora, con la scusa della spesa, lo vedeva a casa sua ogni due giorni e voleva essere aggiornata costantemente. Voleva anche dargli un anticipo di denaro, che Gennaro rifiutò.

Gennaro aveva scoperto che il notaio aveva frequentato lezioni di piano, anni addietro, da una giovane insegnante di musica di un liceo. Si era detto in giro che le facesse la corte, ma non perché innamorato. Era alta e prosperosa e più di uno l’aveva puntata.

Il salumiere cercò di capire l’esito di quella storia e venne a sapere, da un suo parente, che l’insegnante aveva avuto una grande delusione. E per questo motivo era andata via dal paese, alla volta di Milano. Ma aveva saputo, che da circa due mesi era tornata in giro, per vedere i suoi genitori.

Gennaro la rintracciò e cominciò a pedinare lei. Ne studiò le visite in paese e la seguiva in alcuni spostamenti. Gli sembrava dannatamente di perdere tempo, a volte si sentiva un cretino, ma non voleva deludere quella donna e soprattutto aveva voglia di vederla, di sentirsi importante per lei. Così seguiva quell’insegnante con scarsa costanza, per via del suo lavoro, e lo faceva ormai solo per tenere in piedi il suo ruolo.

Ma un giorno, la donna prese con la sua auto una strada di campagna. Gennaro voleva desistere di seguirla  per non sporcare la sua auto. Ma finì per continuare, e quando l’insegnante si fermò in una casa di campagna cercò la via del ritorno. Qualche metro per la svolta dell’automezzo e si trovò dopo un centinaio di metri la Mercedes del notaio che lo incrociava.

Fermò lentamente l’auto e si accertò di quell’incontro, che avvenne. Il notaio aveva parcheggiato davanti a quella piccola costruzione.

Non volendo, era arrivato a scoprire una cosa alta come un grattacielo. Ma proprio senza metodo, senza meta, solo per un mero “fare” fine a se stesso.

Non dormì tutta la notte. Poi all’indomani portò una busta piena di cose, prese alla rinfusa, e andò dalla signora.

“Le mie ricerche sono finite. Mi sono applicato, sforzato, alla fine ce l’ho fatta!….. Purtroppo per lei, suo marito ieri si è visto con un’altra donna.”

“Lo immaginavo……e chi sarebbe?”

“E’ una sua vecchia conoscenza. Notizie riservate che ho avuto. E’ una maestra di musica. Tanti anni fa gli ha insegnato a suonare il piano.”

La donna rimase in silenzio a pensare.

“Adesso il mio compito è finito. Non credo di doler fare altro.” disse mogio Gennaro.

“Devo pagarla”.

“No signora. Io l’ho fatto solo per lei. Io sono un povero cafone di paese, aver avuto l’onore di aver a che fare con una donna bella, elegante, intelligente e ricca, come lei, è già una grande ricompensa.”

“Ma lei mi ha dato una notizia vitale. Io da domani inizio ad organizzarmi per lasciare mio marito. Ora che ho degli elementi del quadro, so come completarlo. Inizierò da questa donna di cui lei mi darà il nome ed il luogo dove si vedono. Se tutta sarà confermato le darò comunque una ricompensa.”

Gennaro non vide la signora per una settimana. Fin quando una mattina si presentò in negozio e gli sussurrò: “Tutto confermato. Venga a portarmi un po’ di roba più tardi.”

L’uomo fu nella sua casa.

“Aveva ragione. Ho le prove. Ora devo ricompensarla. In questa storia ci sono molti soldi sul piatto. Lei non può uscirsene senza nulla. Mi chieda qualcosa.”

Silenzio.

“Ormai sono una donna che ha perso la sua dignità. Vuole fare sesso con me?”

Silenzio.

“Forza! Dica di si e lo facciamo! Per una volta lo facciamo!”

Silenzio.

“Signora…io sono un povero cafone di paese.”

Chiuse la porta e se ne andò.


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