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Mattarella, il monaco laico nell’emergenza italiana
02 Feb 2015 07:57

Constatiamo l’ascesa ascetica di un monaco bianco laico come arbitro dell’infinita emergenza italiana.

Sergio Mattarella è il nuovo presidente della Repubblica italiana. La prima volta di un siciliano. Uno cresciuto a pane e politica. Figlio di Bernardo, perenne ministro discepolo di De Gasperi. Uno tirato dalla giacca da Pisciotta e cresciuto elettoralmente nel feudo mafioso di Castellamare del Golfo patria di Cosa Nostra. Danilo Dolci, pacifista presenterà dossier contro di lui ricavandone una condanna per diffamazione. Ben altro percorso quello di Piersanti il fratello di Sergio. Morirà nelle sue braccia ucciso dal piombo di Cosa Nostra. Il presidente della Regione Sicilia si era messo a scrutare appalti e a chiedere conto a Roma. Sergio il professore in conseguenza di quella morte violenta ne eredita l’impegno. Sarà lui a determinare il successo di Leoluca Orlando nella trincea di Palermo.

Sergio Mattarella è figura istituzionale di altissimo prestigio. Ciriaco De Mita gli affida compiti di pulizia immani in Sicilia e anche a Reggio Calabria. Non è personaggio da politica spettacolo Sergio Mattarella. Parlamentare serio e rigoroso. E’ ministro nel 1990. IN quel caldo agosto per le tv di Berlusconi la sinistra Dc segna un dato storico nell’album di famiglia che la contrapporrà alla destra prossima ventura. Cinque ministri del governo si dimettono. Sergio Mattarella lascia insieme a Misasi, Mannino, Martinazzoli e Fracanzani. Pattuglia diversissima per antropologia politica ma con uomini compatti nell’attuare un clamoroso gesto molto raro nel Palazzo italiano.

Mattarella ha una coerente storia politica. Sartori ribatte come Mattarellum la legge elettorale da lui concepita e che con i collegi ha dato dignità al popolo elettore. Combatte Buttiglione, apre all’Ulivo, fonda il Partito Democratico. Ha grandi intese con D’Alema come suo ministro e vicepresidente. Abolisce la naia obbligatoria e determina la scelta militare per il Kosovo. Si rinchiude alla Corte Costituzionale non rilasciando mai una dichiarazione. Ha risposto alla chiamata del Quirinale con studiata regia. La Panda, la prima dichiarazione verso chi soffre, la prima uscita pubblica alle Fosse Ardeatine.

Siamo tornati democristiani aspettando la Terza repubblica. Chi visse quella militanza ne ritrova orgoglio e consolazione. Chi è di sinistra pur apprezzando l’uomo spesso non ne gradisce la radice. Conseguenze della fusione fredda del Pd. La Dc è stato un Partito-Stato. Al suo interno c’era il capitalismo e il sindacato, il doroteismo ministeriale, le parrocchie e i cardinali, la mafia e l’antimafia. Un grande ossimoro alimentato dal fattore K che con artefici machiavellici ha retto botta fino al caso Moro. Tangentopoli ne ha decretato la scomparsa ufficiale. Ma basta che un ultimo mohicano salga al Colle per accendere un revanscismo da combattenti e reduci.

Simbolicamente Mattarella al Quirinale consegna una vertigine. L’Italia che tutto doveva rottamare ha avuto bisogno dopo la richiamata di Napolitano di un altro servitore della Prima Repubblica. Un democristiano che ha sbarrato la strada al Dottor Sottile Amato altro personaggio di quel vecchio mondo. I giovani digitali sempre connessi, spesso senza lavoro e studio, devono convivere con la Carrà in prima serata e con Al Bano e Romina a Sanremo. Hanno padri e a volta nonni che continuano ad indossare i jeans e che condiscono la loro morale dell’impegno che fu condito dalla Storia del Novecento. Il nuovo presidente per nulla pop e mediatico riuscirà ad avere un dialogo con l’arrabbiato popolo dei giorni nostri o sarà solo un affidabile arbitro istituzionale?

Renzi ha vinto sul terreno della tattica politica. Berlusconi barcolla ma non molla, Alfano sembra un usurato che cerca una banca. Lega e postfascisti si lepenizzano sempre di più. I pentastellati hanno scelto un candidato di bandiera non adatto alla loro narrazione politico esistenziale. Ha contato più lo sberleffo dell’uomo qualunque che si è divertito a proporre “Magalli for president”. Mentre le piazze mediterranee d’Europa riscoprono una sinistra combattiva in Italia tutto sembra muoversi tra il salotto di casa e la poltrona del Potere.

Non azzardo previsioni per l’Italia. Sono preoccupato per la Calabria e le nuove scelte istituzionali che mi sembrano deboli per affrontare una difficile situazione. Anche in Basilicata il momento non è tranquillo. Il capoluogo di Regione alla bancarotta, Melfi paralizzata da un’inchiesta giudiziaria e la grande sfida di Matera enormemente rallentata dalle diatribe elettorali. In Italia abbiamo bisogno di impegno collettivo, di agire comune locale, di lavoro politico, di lotta alla povertà e alle ingiustizie. Da Mattarella a ognuno di noi, a ciascuno il suo.


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