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Se le monache di clausura di Napoli rispondono alla Littizzetto
13 Apr 2015 07:38

Non siamo un Paese, ma un teatrino. Così l’ultima sceneggiata con una vecchia conoscenza dei palcoscenici di quart’ordine: la onorevole Alessandra Mussolini. La quale, un po’ per bile sua, un po’ per pronto soccorso a Berlusconi, si trifola a modo suo la non meno onorevole Nunzia De Girolamo. Non so come sia diventata deputata, anzi lo so ma non lo dico, sibila con lingua biforcuta. Ovviamente dicendo molto più che se lo avesse detto. Prendete per esempio quella lì, aggiunge: non sapete quanto fosse berlusconiana, adesso crede che basti uno sbattimento di palpebre per tornare al suo cospetto?

ONOREVOLI PAROLACCE – Ovvia la polemica politica verso una cosiddetta traditrice, meno ovvio il linguaggio dei peggiori bar di Caracas. Né la De Girolamo è parsa una che porge l’altra guancia, figuriamoci che non lo pretende più neanche il papa. Capisco che la Mussolini è abituata a giudicare per come ha visto operare nella sua vita, ma le donne non sono tutte uguali, ha risposto: contrattacco ancòra più alle gambe dell’attacco. Riferimento pare non diretto precisamente alla Mussolini, ché sarebbe stato imbarazzante, bensì al di lei marito e al suo coinvolgimento nello scandalo delle baby squillo di Roma.

Ma la Mussolini, si sa, dice quello che pensa più che pensare a quello che dice. Soprattutto riguardo alle colleghe, anche se è la prima a mettere la maglietta bianca delle battaglie femministe in parlamento. Memorabile lo scambio di gentilezze con un’altra onorevole, sempre del suo campo (centrodestra), la Carfagna. Accusata a suo tempo di intendersela col nemico (Futuro e Libertà dell’on. Bocchino). Sospetto rimandato alla mittente etichettata come “vajassa”, che nel dialetto napoletano significa più serva che nobildonna (se proprio si vuole escludere la più vecchia traduzione in prostituta).

E però il teatrino non è solo politico. Anche se sempre politico è stato lo scambio di cortesie fra D’Alema e Renzi, accusato dal primo di essere più o meno un ducetto con alta propensione all’arroganza, ma avendo qualcuno ricordato che chi oggi parla non era a suo tempo esattamente uno zuccherino. Stesso cianuro fra Salvini e Tosi in Lega Nord, postaccio dove nessun bue può dire cornuto a nessun ciuccio. Ma il sipario si è alzato anche sullo sport, dicasi calcio.

POLEMICHE PEDESTRI – Scende in campo la Nazionale e cosa avviene? Cacchio cacchio se ne esce l’allenatore dell’Inter, Mancini, a dire non richiesto che la Nazionale dovrebbe includere solo i giocatori nati in Italia. Mancini, un presunto salvatore della patria che nella sua squadra, quando va bene, include solo due italiani e proprietario indonesiano. Dice: ma è la Nazionale. Come se tutti quelli delle altre nazionali esibissero il certificato di nascita locale. Dopo che abbiamo vinto anche un campionato del mondo con un oriundo in campo. E dopo che il pur nervosetto Conte si era dannato l’anima, come la faccio questa Nazionale se la maggioranza dei giocatori in Italia sono stranieri?

Ma si sa, il calcio più che teatrino è avanspettacolo. Col sedicente presidente del Parma che, alla vigilia del suo ingresso nelle galere, affermava che prima si compra poi si trovano i soldi. Onestamente non dicendo nulla di nuovo in Italia. Che aggiungeva di aver fatto la grana vendendo un brevetto di lattine alla Coca Cola (che equivale al ghiaccio agli eschimesi). E che mentre trattava con lo stesso sistema l’acquisto del Brescia, all’uscita dallo stadio trovò i carabinieri a notificargli un arresto per mancati alimenti al figlio. Eppure non il peggio del calcio, visto un inquietante clown come il presidente della Sampdoria (altro noto alla giustizia) detto “er viperetta”. E visto che il capo della baracca si becca una squalifica europea appena eletto per aver dato del “banana” ai giocatori neri.

Ultime notizie, le monache di clausura di Napoli che rispondono nei denti alla Littizzetto, la quale le aveva sfottute per il loro assalto al sopradetto papa: forse non avevano mai visto un uomo. La Littizzetto che una parola sì una parola no finisce a sesso. Mentre Alessandro Gassmann invita ad andarsene la sottosegretaria Barracciu indagata sentendosi rispondere impara a recitare (bah). Lo psichiatra Vittorino Andreoli, quello con i capelli come i suoi pazienti, ha di recente scritto un libro sull’Italia intitolato “Ma siamo matti”. Avvertenza: non c’è errore di battitura, dice proprio “Ma siamo matti” senza interrogativo.


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