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Papa Francesco: “I problemi si superano con la solidarietà”
04 Mag 2015 05:44

Isernia torna a sorridere di speranza.

In un abbraccio di fede, fratellanza, amore, la Diocesi di Isernia-Venafro si è stretta di nuovo intorno a Francesco, il Papa degli ultimi, colui che l’anno scorso, nella storica giornata del 5 luglio, toccò da vicino la città di Isernia in una visita intensa e indimenticabile.

Sabato mattina l’udienza speciale concessa dal Pontefice come ringraziamento per l’invito ricevuto l’estate scorsa. Oltre 5.800 i fedeli giunti a Roma in pellegrinaggio per omaggiare il Santo Padre, a bordo di 116 pullman partiti all’alba alla volta della Capitale per l’udienza organizzata nella Sala Nervi.

Tantissimi i giovani, ma anche gli anziani e i disabili, presenti con coraggio e devozione a un appuntamento che ripaga ogni attesa. Mentre si aspetta l’arrivo del Papa, l’animazione organizzata dalla Diocesi, con in testa il parroco di Scapoli, don Enzo Falasca, dà luogo a una coinvolgente performance di canti e balli, che trasforma l’intera platea dell’aula Paolo VI in un caleidoscopico stadio di fedeli, religiosi e laici, provenienti da tutta la provincia pentra.

Con loro ci sono i sacerdoti, guidati da un emozionato vescovo Camillo Cibotti e dal vicario generale Don Claudio Palumbo; volontari del terzo settore; autorità civili: il questore di Isernia Vincenzo Vuono, il prefetto Filippo Piritore, il sindaco e presidente della Provincia di Isernia Luigi Brasiello, quello di Venafro Antonio Sorbo e pochi altri amministratori locali. Assente del tutto, invece, la politica regionale.

Alle 11 spaccate, Papa Francesco arriva in Sala accolto da un’ovazione di giubilo: striscioni, bandierine con i colori del Vaticano, centinaia di cellulari puntati su Bergoglio in cerca di uno scatto-ricordo da tramandare ai posteri. Il Santo Padre gradisce l’atmosfera festosa e non si fa pregare: saluta tutti, sorride, stringe mani. Poi sale sul palco e torna su un tema a lui tanto caro: quello del lavoro che non c’è, e che – mancando – priva della dignità.

IL DISCORSO DEL PAPA.Cari fratelli e sorelle, buongiorno a tutti – questo il suo esordio tra gli applausi della comunità isernina – Dal momento in cui io sono entrato ho visto la vostra gioia, siete gioiosi voi, siete gioiosi! Adesso capisco un po’ perché Papa Celestino non si trovava bene a Roma, è tornato da voi… Per la vostra gioia“!

“Grazie per questo grande pellegrinaggio che avete organizzato dopo la visita pastorale che ho compiuto nella vostra Diocesi il 5 luglio dell’anno scorso. Ancora una volta voglio manifestare la mia gratitudine per la vostra accoglienza, e salutare con affetto il vostro vescovo, monsignor Camillo Cibotti. L’anno scorso appena incominciava il suo servizio come vescovo a Isernia e adesso ha imparato un po’! Saluto i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli laici impegnati al servizio del Vangelo. E un deferente pensiero va alle autorità, che hanno voluto essere presenti qui”.

“Il clima festoso di questo nostro incontro non può tuttavia far dimenticare i numerosi e gravi problemi che ancora affliggono la vostra terra, ai quali già feci cenno nel corso della visita alla città di Isernia, e ai quali anche il vescovo ha fatto cenno adesso. Penso specialmente al cronico problema della disoccupazione, che tocca soprattutto le giovani generazioni, che sempre più prendono la strada verso altri Paesi; penso anche alla mancanza di servizi adeguati alle effettive necessità delle persone – in particolare anziani, ammalati e disabili – e delle famiglie”.

SFORZI COMUNI PER CREARE NUOVI POSTI DI LAVORO. “Di fronte a questo scenario preoccupante – ha continuato il Papa – si rende necessaria una mobilitazione generale, che unisca gli sforzi della popolazione, delle istituzioni, dei privati e delle diverse realtà civili. Non si possono rimandare passi concreti per favorire l’aprirsi di nuovi posti di lavoro dando così, soprattutto ai giovani, la possibilità di realizzare sé stessi mediante un’onesta attività lavorativa. Si deve cercare di trovare cose per i giovani, posti di lavoro, piccole cose, perché, voi sapete, il lavoro ti dà la dignità. Pensate, un giovane che non trova lavoro, non sente quella dignità e soffre. Vi incoraggio a cercare, a pregare, e cercare piccole cose, piccole cose per i giovani soprattutto”.

“Come ricordava poco fa il vescovo, la vostra Diocesi avverte fortemente la necessità di un nuovo slancio missionario, che sappia andare oltre una realtà religiosa statica. L’Anno giubilare Celestiniano, che state vivendo, offre alle vostre comunità l’opportunità di ritornare a Cristo, al Vangelo, di riconciliarsi con Dio e con il prossimo. E’ bello riconciliarsi, avere l’anima in pace: la famiglia in pace, il quartiere in pace… E questo è un lavoro che la grazia di Dio farà, se noi andiamo avanti con questo impegno. E così rinasce il desiderio di portare il suo amore a tutti, soprattutto alle persone sole, emarginate, umiliate dalla sofferenza, dall’ingiustizia sociale; a tanti che, stanchi di parole umane, sentono una profonda nostalgia di Dio”.

“Questo vostro giubileo diocesano vi prepara a vivere ancora meglio l’Anno Santo straordinario della Misericordia, che ho da poco indetto. Possano questi tempi forti suscitare un vigoroso slancio missionario specialmente nelle parrocchie, dove la comunione ecclesiale trova la sua più immediata e visibile espressione. Ogni comunità parrocchiale è chiamata a essere luogo privilegiato dell’ascolto e dell’annuncio del Vangelo; casa di preghiera raccolta intorno all’Eucaristia; vera scuola della comunione, dove l’ardore della carità prevalga sulla tentazione di una religiosità superficiale e arida”.

“Quando le difficoltà sembrano offuscare le prospettive di un futuro migliore, quando si sperimenta il fallimento e il vuoto attorno a noi, è il momento della speranza cristiana, fondata nel Signore Risorto e accompagnata da un ampio sforzo caritativo verso i più bisognosi. Ecco allora che il vostro cammino diocesano, già lodevolmente orientato a questa via della carità, potrà coinvolgere più persone e più realtà sociali e istituzionali nell’accostare chi è senza casa e senza lavoro, come pure quanti sono afflitti da antiche e nuove povertà, non soltanto per provvedere alle loro necessità urgenti, ma per costruire insieme con loro una società più accogliente, più rispettosa delle diversità, più giusta e solidale”.

«Com’è bello poter affrontare le alterne vicende dell’esistenza in compagnia di Gesù, avere con noi la sua Persona e il suo messaggio». Con queste parole, l’anno scorso invitavo i giovani dell’Abruzzo e del Molise ad andare avanti con coraggio, a vincere le sfide del momento presente sostenendovi e aiutandovi l’un l’altro. Ai giovani e a tutti voi oggi ripeto: i problemi si superano con la solidarietà. Vi incoraggio perciò ad essere testimoni di solidarietà nelle vostre città e nei vostri paesi, al lavoro, a scuola, in famiglia, nei luoghi di ritrovo. La Vergine Maria vi renda docili alla parola del Signore, vi trasformi in apostoli umili, credibili ed efficaci del Vangelo e vi sostenga nei vostri buoni propositi. A Lei e ai Santi che hanno impreziosito il cammino di fede del vostro popolo vi affido tutti, in particolare i piccoli, i poveri e gli ammalati. Sostenuti da tali potenti intercessori, guardate senza paura e con speranza al futuro vostro e della vostra terra. Con questi voti, a tutti impartisco di cuore una speciale Benedizione; e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me perché anch’io ho bisogno”.

Come sempre, il Papa scuote coscienze, fa riflettere, emoziona. Tantissimi gli applausi che la folla gli tributa per ringraziarlo del suo intervento, breve ma intenso, prima dei commoventi saluti finali, tra baci ai bambini e abbracci ai malati, a ciascuno dei quali Francesco riserva una speciale parola di conforto. Ma c’è spazio anche per la simpatia: un parroco lo abbraccia, tira fuori il cellulare e improvvisa un ‘selfie’. Il Papa, al solito, non si sottrae, alza il pollice in segno di approvazione e si lascia immortalare. Come un uomo normale, come un qualsiasi cristiano. La sua umanità e la sua semplicità, a fine giornata, ne fanno già sentire la mancanza. Si ha già voglia di vederlo accanto a tutti noi di nuovo, di ascoltarne le parole di speranza, di seguirne gesti e sorrisi, amorevoli quanto unici. Questo è Francesco, vescovo di Roma, adorato dagli isernini.

LA MESSA SOLENNE DEL VESCOVO. A fine udienza, i fedeli della Diocesi pentra si sono radunati presso la basilica di San Paolo Fuori le Mura, dove alle 17 monsignor Cibotti ha chiuso una straordinaria giornata di fede officiando la messa solenne, resa ancor più suggestiva dagli struggenti canti del coro. Ora, avanti con l’Anno Giubilare celestiniano, ancora ricco di appuntamenti fino al prossimo luglio.


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