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La classe dirigente del #Sud è troppo debole
08 Ago 2015 07:44

Nel mio precedente intervento su Resto al Sud, ho parlato di impegno civile degli intellettuali per la causa del Sud. Leggo che anche il presidente dello Svimez, a proposito di un possibile calo del sipario sul Meridione, dopo il clamore di questi giorni sulla questione meridionale, ha dichiarato che riproporre numeri e documenti l’hanno prossimo, sarà un dovere civile.

Ormai la questione meridionale ha avuto un sussulto, che ha assunto rango di fermezza. Per troppi anni il problema era stato declassato a “tema in agenda“.

Gianola, presidente dell’Associazione per lo lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Smimez), in un intervista a Il Mattino, non usa giri di parole quando gli fanno presente che il premier ha “bollato il dibbatito come il solito piagnisteo“. “Renzi – dice il professore – non ha capito cosa è il Sud, quindi non ha capito cosa è l’Italia. Deve capire che l’Italia è un grande paese mediterraneo, il più grande paese proiettato nel Mediterraneo, tutto intero. Se capirà questo, si renderà conto che il Sud è fondamentale, strategico“.

Dalle colonne dello stesso giornale interviene con un editoriale anche Giorgio La Malfa, dando degli spunti interessanti in materia di meridionalismo.

La Malfa dice che negli anni, per ripianare il deficit, si è operato sul taglio delle spese pubbliche d’investimento, ma spesso sono state le opere pubbliche meridionali a subire i danni più gravi.

Ma l’affermazione che trovo più interessante è quella che “nel corpo a corpo che accompagna questi tagli della spesa, si misura la debolezza della rappresentanza parlamentare meridionale“.

La mancanza di una equanime forza di rappresentanza geografico-politica nel panorama italiano, a mio avviso, è uno dei punti cardine della questione. Negli  ultimi trent’anni, la classe dirigente meridionale, che ha espresso anche un premier con De Mita, è andata quasi sparendo.  Discutibili o meno, tali politici erano attenti alle loro terre. Sarà un caso che senza di essi si è giunti al punto minimo di visibilità?

C’è tanto da discutere sull’argomento, da finire in altre tematiche e poi ancora in altre. Ma se la Questione Meridionale ha centocinquant’anni di storia ed ha coinvolto uomini come Nitti, Fortunato, Salvemini, Croce, fino a Francesco Compagna e Giuseppe Galasso, vuol dire che è tematica complessa.


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