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Il Sud ricco come il Nord. Mai raccontato.
06 Nov 2015 09:05

“Zio Ugo, dove hai conosciuto zia?”

“Al mare. Ad un bar.”

“Ma lei ha sempre detto al cinema.”

“Il cinema venne dopo. La prima volta che ci siamo presentati era ad un bar, davanti ad un jubox.”

“Canzone?”

“Luglio, Riccardo Del Turco.”

“E poi?”

“E poi ci siamo frequentati per un po’. Avevo una Giulietta spider Alfa Romeo, colore rosso. Un lusso per l’epoca. Avevo una fila di ammiratrici per fare un giro.”

“L’auto con cui sei andato in viaggio di nozze?

“Quella del viaggio di nozze. Comprata con i miei soldi, ci tengo a precisare!”

“E già guadagnavi tanto?”

“Si. Per coloro che partivano avvantaggiati, era facile il guadagno. Bastava la voglia di fare. E nonno era un gran commerciante. Questo mi pose nella condizione di vendere e guadagnare, senza capitale.”

“Senza capitale?”

“Certo. Alla fine degli anni ’50 andavo dai commercianti di Bari, di cui nonno era cliente, e mi fornivano i lampadari senza dare una lira. Sulla fiducia. Ciò che vendevo lo pagavo, ciò che rimaneva lo restituivo.”

“Quindi ti sei arricchito facilmente.”

“Ma non sono stato il solo. C’è stata un’intera generazione che faceva come me. Chi più chi meno, con il commercio abbiamo fatto fortuna in tanti. A trent’anni avevo già una villa, una casa al mare e una in montagna. Ma c’era chi aveva molto di più. I miei amici costruttori, per esempio. Era un periodo che si costruiva con molta semplicità. Non c’era tutta questa burocrazia, questi vincoli.”

“Si, ma così si sono distrutte coste e colline.”

“Non erano tutti Attila. C’è chi ha calcato la mano, chi ha fatto scempio, ma i miei amici hanno costruito piccoli quartieri e hanno frequentato Cortina e Saint Tropez in Costa Azzurra, con Mercedes Pagoda.”

“Ma nel tuo gruppo siete diventati tutti ricchi?”

“Chi più e chi meno, ma tutti hanno raggiunto un livello alto.”

“Ma eravate bravi?”

“No. Eravamo fortunati. L’Italia aveva bisogno di costruirsi dopo la guerra. E noi un po’ più intraprendenti, abbiamo fatto tanto.”

“Quindi il Nord non è stato il solo produttore di ricchezza.”

“A quel tempo noi nemmeno ci pensavamo al Nord. Avevamo tutto. Per noi il Nord era Cortina ed i Casinò. Lo avvertivamo più ricco ma non ci sentivamo da meno. Al Nord c’erano gli industriali. Quelli davvero ricchi. Ma noi non li abbiamo mai considerati più di tanto. Li chiamavamo i pescicani. In senso buono.”

“Insomma, questo Sud non era solo fame ed emigrazione.”

“Credo che sui libri manchi il Sud della media borghesia. Eravamo in tanti, ma non ci hanno mai raccontati. Il Sud era solo masse contadine e vecchia aristocrazia, per la storiografia. Ma c’eravamo anche noi.”

“E perché questa dimenticanza?”

“Si tende sempre alla sintesi e si tende sempre all’immagine di un Sud perdente, con sfruttati e sfruttatori. Noi non eravamo né l’uno né l’altro.”

“Ti fa arrabbiare questo?”

“Si. Io sono del Sud ma ho prodotto ricchezza, vissuto bene e fatto vivere bene i miei figli. Anche al Sud siamo stati bravi e lavoratori.”

“E adesso come è finita la tua generazione?”

“I nostri figli, voi, non avete avuto minimamente le nostre condizioni. Quindi non abbiamo avuto eredi. Ed in questo il Nord ci è stato superiore. Lì si erano costruite le ricchezze strutturalmente. Noi siamo stati più estemporanei. Aspettavamo il cliente sulla porta fidandoci della nostra capacità di accontentarlo al massimo. Ma il cliente, con lo sviluppo dei trasporti e la nascita di una multipla concorrenza, ha aumentato la possibilità di scelta. E così il mercato si è frazionato.”

“E a noi sono rimaste le briciole.”

“Si ma con tanti immobili intorno.”


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