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Il modello andaluso: l’Erasmus della politica
08 Feb 2016 10:50

L’ideale sarebbe organizzare dei soggiorni all’estero obbligatori per tutti i siciliani che aspirano a cariche pubbliche. Una specie di Erasmus della politica. Vuoi candidarti a consigliere comunale? Vai prima a vedere come funzionano le città nei paesi civili.

Qualcosa del genere venne organizzato a Barcellona alla fine degli anni settanta. L’Ordine degli Architetti selezionò una persona che sembrava particolarmente attrezzata, Pasqual Maragall; gli diede una borsa di studio e una missione: vai, osserva ciò che di meglio succede nel mondo, poi torna, e noi ti candidiamo a sindaco. Maragall partì per il suo viaggio di studio, tornò con una serie di proposte, venne eletto, e nel giro di pochi anni rivoltò interi quartieri malfamati, trasformando Barcellona nella città che è diventata a partire dal 1982.

Si dirà che Barcellona è una città ricca e moderna, con alle spalle una forte tradizione socialista; un modello forse inarrivabile. Allora accontentiamoci di meno: l’Andalusia rappresenta l’equivalente spagnolo di quel che per l’Italia è la Sicilia. Ecco: forse il viaggio di studio per tutti i siciliani di buona volontà andrebbe fatto lì. Siviglia, Cordoba, Granada. Città meridionali, tradizionalmente povere. Eppure i mezzi di trasporto pubblico sono efficientissimi, le strade sono pulite, anche nei quartieri più popolari non si rischia di essere scippati, il paesaggio delle zone interne risulta intatto.

Che ha di diverso Siviglia, rispetto a Palermo? Cos’hanno di diverso gli andalusi, rispetto ai siciliani? Non vale nemmeno l’alibi dell’appartenenza politica: tutte le città andaluse sono state amministrate a lungo e ancora oggi da personalità di centro-destra, l’equivalente dei nostri democratici cristiani. Anche loro hanno subito la dominazione araba, spesso additata come origine dell’indolenza siciliana. E gli arabi sono rimasti in Andalusia molto più a lungo.
E allora?

Dobbiamo rassegnarci: l’organizzazione non è una prerogativa delle popolazioni settentrionali. Nell’estremo sud della Spagna le cose funzionano se non come in Svizzera, di sicuro meglio che in Sicilia.

L’altro alibi ricorrente è il caldo. Il tanto celebrato scirocco colpevole di stremare le anime e i corpi. Ebbene, in estate a Siviglia uscire da casa nel pomeriggio è una prova di coraggio. Eppure tutto funziona lo stesso, nessuno si azzarda a rallentare i propri ritmi sulla base delle temperature e delle stagioni. Ci si organizza, semplicemente.

Forse le persone di buona volontà avrebbero uno strumento a disposizione: anziché sfinirsi a mugugnare, potrebbero individuare un giovane Maragall siciliano, tassarsi e mandarlo a studiare all’estero.

Nel peggiore dei casi, se decidesse di non tornare, almeno lui si salverà.


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