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“Felicia Impastato”, la donna che scelse con coraggio di essere libera
10 Mag 2016 08:35

Il 9 maggio del 1978 venne ritrovato il corpo senza vita dell’onorevole Aldo Moro in una Renault 4 rossa  in via Caetani a Roma; una notizia che fece molto scalpore, talmente tanto da far impallidire tutto il resto. Quasi nessuno infatti venne a conoscenza che proprio nello stesso giorno, a Cinisi, in provincia di Palermo, un giovane di nome Giuseppe Impastato era morto in un’esplosione vicino alla ferrovia. La sua storia è rimasta nell’ombra per oltre vent’anni, fino al 2000, quando esce al cinema “I cento passi”, il film di Marco Tullio Giordana.

Nel 1947 Felicia Bartolotta si sposa con Luigi Impastato, cognato del boss di Cinisi, Cesare Manzella, uno degli uomini più potenti della Cosa Nostra di allora. Felicia ha sempre disprezzato l’ambiente degli uomini d’onore che era ahimè costretta a frequentare, cercando sempre di tenerne lontani i figli.  Nel 1963 Manzella muore, ucciso dall’esplosione di un’auto imbottita di tritolo, durante la guerra di mafia che vede contrapposte la cosca dei Greco, con cui era alleato, e quella dei La Barbera. Peppino, suo figlio maggiore, vedrà i brandelli di carne dello zio, un trauma per un giovane quindicenne ma, allo stesso tempo, l’inizio della rivolta contro il suo stesso sangue.

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Come per molti giovani, anche per Peppino alla fine degli anni sessanta soffia il vento della contestazione; sono molte le cose per cui lottare, tra cui anche la criminalità organizzata.  Il suo bersaglio principale diventa Gaetano Badalamenti, nuovo boss locale dopo la morte di Manzella, amico di Luigi Impastato, suo padre. Ben presto, padre e figlio si allontanano sempre di più, fino a diventare appartenenti di due mondi assolutamente inconciliabili.

Nel 1977, Peppino decide di fondare Radio Aut, cavalcando l’ondata di quegli anni della nascita delle radio libere. Aut in latino è: oppure; non la pronuncia della parola inglese out, ma l’opposizione dell’oppure, di un’alternativa all’informazione falsa e reticente. La notizia viene data secca, senza enfasi; viene presentata nuda, producendo un forte impatto. Il suo è un giornalismo vero, perciò da solo già rivoluzionario. Tutti i venerdì conduce Onda Pazza, il programma radiofonico, pericolosamente irriverente ai mafiosi del territorio.

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Alcuni mesi dopo, suo padre viene trovato morto in misterioso incidente d’auto; ecco che  Peppino perde l’unica persona in grado di proteggierlo. Nonostante tutto, decide di andare avanti per la sua strada. Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali, ma non riesce a sapere l’esito delle votazioni perché viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio. Con il suo cadavere viene inscenato un attentato, atto a distruggerne anche l’immagine, in cui la stessa vittima apparisse come suicida, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia. Una morte barbara la sua, i resti del suo corpo furono raccolti in un sacchetto di plastica. I compagni di lotta di Peppino non hai mai creduto alle forze dell’ordine.

Al funerale si presentarono uomini e donne provenienti da tutta la Sicilia, ma le responsabilità della sua morte non sarebbero mai state chiarite se non fosse stato per sua madre. Il 9 novembre 1978, infatti Felicia decide di costituirsi parte civile al processo, facendo i nomi dei mandanti dell’omicidio. Felicia Bartolotta non si è mai data per vinta. Grazie alla sua tenacia e ostinazione nel puntare il dito contro gli assassini di suo figlio, l’11 aprile del 2002, 24 anni dopo la morte di Peppino, arriva la sentenza: ergastolo per Gaetano Badalamenti, 30 anni per il suo braccio destro Vito Palazzolo. Badalamenti morirà il 24 aprile nel 2004 nel carcere degli Stati Uniti; nello stesso anno, il 7 dicembre, muore anche la donna che ha vinto la sua battaglia durata un quarto di secolo. Questa sera in prima serata su Rai1 andrà in onda “Felicia Impastato”, il film di Gianfranco Albano, scritto da Diego De Silva con Monica Zapelli (che ha firmato “I cento passi”) e  prodotto da Matteo Levi con RaiFiction.

lunetta-savino-felicia-impastato_thumbnailIl volto della madre di Peppino è quello intenso di Lunetta Savino, un’attrice che, ancora una volta,  si è calata benissimo nei panni di una donna coraggio che le era stata offerta vendetta per la perdita del figlio ma che lei ha dignitosamente rifiutato chiedendo invece giustizia. Felicia è stata una donna resistente, di grandissimo coraggio, fiera di essere quello che era e che è andata avanti fino alla fine senza mai cedere. Una donna diversa dagli stereotipi della donna del Sud di allora perchè ha rifiutato il ruolo di siciliana che doveva piangere in solitudine la morte del figlio, bensì ha aperto la porta di casa continuando a raccontare al mondo suo figlio fino allo stremo delle sue forze.


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