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La sensibilità di uno sguardo che arriva allo spettatore. Intervista a Lino Guanciale
17 Mag 2016 08:35

Questa sera in prima serata su Rai1, ci attende l’ultima e intensa puntata de “Il Sistema”, una serie tv diretta da Carmine Elia e interpretata con grande maestrìa da attori come Gabriella Pession e Claudio Gioè. Tra loro, spicca uno straordinario Lino Guanciale, che gentilmente ha risposto a qualche nostra domanda. La fiction, molto ben scritta,  racconta la cruda, seppur vera, criminalità organizzata che imprigiona Roma; ci narra del mondo della malavita d’alto bordo, basandosi sull’indagine di un agente della Guardia di Finanza. Tutti i giovedì sera, inoltre, Lino ci tiene compagnia con un’altra serie televisiva; si tratta di “Non dirlo al mio capo” che lo vede protagonista insieme a Vanessa Incontrada. Questa volta interpreta Enrico Vinci, un giovane avvocato, arrogante e vincente sul versante pubblico, ma ferito da un passato che torna molto spesso prepotentemente alla luce. Lino Guanciale è sicuramente diventato un volto conosciuto e molto apprezzato non soltanto del piccolo schermo, ma anche del teatro. Nonostante la grande notorietà che sta avendo, Lino non ha perso l’umiltà e la sensibilità che lo caratterizzano, oltre che un’innata eleganza che lo contraddistingue da gran parte del panorama culturale italiano.

Lino, da qualche settimana ti vediamo ne “Il Sistema”. Come mai hai accettato questo progetto? Cosa ti ha spinto a dire di sì?

Avevo bisogno di provare a lavorare su un genere nuovo. Non avevo mai girato un film d’azione, anche se anni fa me ne avevano già proposto. In questo momento della mia “storia professionale” era fondamentale dimostrare di poter essere convincente anche in quell’ambito.

Interpreti il sottotenente della Guardia di Finanza, Grandi, “l’uomo ombra” del maggiore Alessandro Luce. Cosa ci dici del tuo personaggio?

Grandi mi è stato da subito molto simpatico, alla prima lettura della sceneggiatura: divertente, guascone, irruente e capace di “improvvisare” mosse ardenti e vincenti. Ci ho visto da subito l’opportunità di tirarne fuori un bel personaggio, contando anche che si tratta di uno dei pochi fattori di alleggerimento all’interno della trama del “Sistema”.

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Come ti sei preparato per questo ruolo?

Ho ripreso a fare sport con continuità: era importante riuscire ad essere fisicamente presentabile; per il resto, ammetto che l’ironia del giovane finanziere è abbastanza vicina alla mia: calarmi nei suoi panni è stato abbastanza immediato.

Questa fiction racconta l’indagine della Guardia di Finanza nei meandri della criminalità che ha messo le mani sulla città di Roma, rievocando le vicende di Mafia Capitale. Che idea ti sei fatto dello scandalo che recentemente è venuto alla luce nella Capitale?

La verità nei suoi termini generali è abbastanza sotto gli occhi di tutti: Roma ha subito un crollo verticale sotto diversi punti di vista negli ultimi sei o sette anni. L’impressione che ho io è che, pur essendoci sempre stato un folto retroscena di infiltrazione politico-criminale in città, con la vittoria della destra di Alemanno il sistema sia completamente andato fuori controllo, come se certe fosche figure non vedessero l’ora di far sventolare la propria piratesca bandiera sul tetto del Campidoglio. Spero che arrivi presto un’amministrazione più degna della città più bella del mondo, ma la mia sensazione è che sia necessaria una rivoluzione culturale complessa, prima.

Cos’è per te la criminalità organizzata?

Il delitto elevato a normalità e istituzione. Il crimine organizzato è un’alternativa allo Stato, vince perché riesce a garantire a certe fasce di popolazione quelle opportunità che lo stato civile pare non riesca a fornire.  Si tratta, come al solito, di un fenomeno per nulla eroico o grandioso, dalla sostanza molto “banale”, come quasi tutto il male.

Quale potrebbe essere il modo migliore per sconfiggerla?

Tanto lavoro di educazione civica nelle scuole, più offerta culturale nei quartieri periferici difficili. L’antidoto contro le mafie sono le biblioteche, i centri culturali e i centri di formazione professionale per i giovani e i meno giovani, secondo me.

Fai parte di un cast eccezionale, capitanato da Claudio Gioè e Gabriella Pession. Come ti sei trovato?

Decisamente bene. Con Gabriella sto lavorando anche adesso, sul set di un progetto Rai molto bello e innovativo, un giallo scritto da Lucarelli ambientato a Trieste. Con Claudio è nata una bellissima amicizia; l’ho sempre ammirato molto e caratterialmente abbiamo una certa “orsitudine” e timidezza in comune.

Tutti i giovedì sera ti vediamo in “Non dirlo al mio capo”, una fiction molto diversa da “Il sistema”.

Ci si diverte parecchio! E’ una commedia con gli ingredienti giusti. E siamo ancora tutti travolti dalla forza della risposta auditel!

Questa volta vesti i panni di Enrico Vinci. Ci racconti di lui?

Esistono degli antipatici terribilmente divertenti;Vinci – cattivissimo, misantropo, antisentimentale – è decisamente uno di questi!

C’è qualcosa che ti accomuna e qualcosa che ti differenzia da Enrico?

Non è stato immediato vestirne i panni: il personaggio ha una sicurezza e una fiducia della propria forza che non mi appartengono molto, almeno non secondo quelle modalità. Una volta trovata la cifra giusta, però, e su questo devo davvero ringraziare il regista Giulio Manfredonia (grandissimo!), dare corpo e voce a questo fascinoso “ragazzaccio” è stato molto catartico!

Lino Guanciale

Cosa ti aspetti arrivi al pubblico de “Il sistema” e di “Non dirlo al mio capo”?

Mi aspetto arrivi la buona fede di tutte le persone che hanno lavorato a questi progetti, seguendo una filosofia di rinnovamento dell’offerta della tv generalista che è un dovere ineludibile in questo momento storico.

Sei oramai il nuvo re della fiction italiana. Che effetto fa? Il teatro però continua ad esser parte integrante della tua vita, vero?

Il teatro sarà sempre la mia vita: non c’è un solo giorno che non lavori per i progetti della compagnia di cui faccio parte (Carissimi Padri), anche rubando le ore di sonno per studiare, scrivere copioni o provare. Nel mio futuro vedo una presenza televisiva forse meno “massiva” e concentrata sulla qualità, il ritorno al cinema (il prima possibile!), e quello che è certo… tanto tanto teatro.

Dopo queste due serie tv, dove ti vedremo?

Ne “L’allieva” su Rai1 in autunno e in teatro a Firenza e Bologna con “Carissimi padri” e spero a Roma in autunno, al Teatro Argentina, con una bella sorpresa! Un progetto bellissimo e importante.. tengo le dita incrociate.


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