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A me piace il Sud. A me non piace certo Sud
23 Lug 2016 08:35

A me piace il Sud. Con il sole a picco sui campi. I numeri dicono che l’agricoltura va meglio. Forse la modernità sana quell’antica jattura dei cafoni meridionali che si dice non subirono la fame (non abbiamo mai sofferto di pellagra e malattie simili) ma che invece furono oppressi, a volte calpestati, spesso elevati a stereotipo di sofferenza. Va bene pure la Sata (è la Fiat) a Melfi. Vanno bene gli aggiustatori di orologi a pendolo. Cercate I veri artigiani della qualità. Al Sud ci sono tante persone che fanno quadrare il mondo.

A me piace il Sud. Con gli emigrati che tornano e non sono più quelli della pelliccia attorno al volante. A me piace il sapore forte di aglio, cipolle e melanzane. Quel prendere caffè in ogni dove vai e non puoi rifiutare. Trovarlo freddo granitato ancora in qualche bar.

A me piacciono quei ragazzi meridionali che vanno in giro per il mondo e lo prendono a piene mani.

A me piace il Sud. Per quell’inventiva capace di risolvere ogni problema, qualunque catastrofe. Arte di adattarsi, arrangiarsi per poter trasformare i demoni in angeli. A Nisida al carcere minorile guarda il mare chi non c’è mai stato. Ci sono imprenditori del Nord che s’impegnarono a recuperare i giovani reclusi e a lavorare sui loro sbagli assumendoli nelle loro aziende.

A me non piace il Sud delle cosche, dei farabutti, dei parassiti. Parastato che mai decide, che tiene sempre famiglia, che non farà mai nessuna rivoluzione. Vestono in grisaglia e non combinano mai nulla di buono. Spesso pasteggiano ostentando il consumo di bollicine, Ci sono latitanti boss che mangiano ostriche e champagne in dei bunker sotto alberi impenetrabili. Sono solo dei poveri disperati.

Alla Sanità a Napoli. quartiere di guapperie e di valide suggestioni del nativo Totò spopola una pasticceria che ha inventato il fiocco di neve- Trattasi di brioche lieve e delicata della pasticceria Poppella. Tengono segreta la ricetta del nuovo dolce napoletano del XXI secolo che per il momento ha fatto mettere in disparte babà e sfogliatelle. Si racconta che il successo del fiocco di neve ebbe un salto di qualità con l’iniziativa dei pasticcieri di regalarne 5.000 ai ragazzi disabili alla Mostra d’Oltremare, nell’ambito della manifestazione “Tutti a scuola”. Da quel momento la crescita è stata inarrestabile ed esponenziale. Per questo mi piace il Sud

A me piace il Sud per la potenza delle sue narrazioni. Eduardo De Filippo che mette in gioco la possibilità di farcela con la summa filosofica del verso: “Adda passà ‘a nuttata”. Le osservazioni di Brancati, le canzoni di Bennato, Pino Daniele, Rino Gaetano. Pensieri meridiani e paesologie con metafora. Il revisionismo della maledizione, lo studio dei lombrosiani, la prosa di Vito Teti, Corrado Alvaro, Mimmo Gangemi, Gaetano Cappelli, Andrea Di Consoli. L’unico ct della nazionale meridionale è stato Conte. Uno che si aggrappa alle panchine per gioire. Anche per questo mi piace il Sud.

A me piace Bari che s’impone, Catania che s’industria, la casa di Montalbano e i suoi cineturisti che creano una mitologia, cercare buon vino in Irpinia e buona vita nella Sila. Mi piace Matera al calo della sera uguale a secoli precedenti, Gerace alta sopra il mare, passeggiare in riva allo Stretto dalla parte calabra per guardare la Sicilia. Mi piace chiacchierare nei bar con gli sconosciuti o ascoltare le loro storie di donne, calcio e bollori. Mi piacciono i piccoli comuni che sembrano nidi di vespe.

A me non piace certa politica del Sud. Quella dei partiti liquidi dove nelle prima file dei convegni e delle adunate guardo sempre le stesse facce. Sono cambiati i simboli ma loro sono sempre presenti con quegli abiti sempre uguali, sempre pronti a dispensare un sorriso finto. Sono sempre più grigi e fanno scuorno ai bei panorami dei loro territori. Non m’interessa il nuovismo. Mi piacciono le contaminazioni.

Gli stilisti siciliani Dolce & Gabbana hanno invaso Napoli con la loro geniale creatività. A San Gregorio Armeno hanno coinvolto le botteghe dei presepi e le modelle hanno sfilato con i tacchi sulle antiche basole. Gli intellettuali si sono divisi tra pro e contro. A me a distanza per come l’hanno raccontato mi è parsa una gran bella notizia. E che dire di Sophia Loren tornata a casa per la cittadinanza onoraria e per capitanare il jet set dell’evento planetario dolcegabbanesco. Una diva tra il popolo e per il popolo con De Magistris al timone della celebrazione. Un simbolico positivo sfida le questioni di Gomorra che tanto appassionano gli intellettuali a dividersi tra pro e contro.

A me non piace parlare di pil. Non mi piace la macchietta “chiu’ pilu ppe tutti” pur sapendo che contiene pezzi di verità. Non mi piace la disparità duale. I cessi delle Frecce che vanno al Nord sono continuamente puliti dagli addetti. Quelli del Sud lo stretto necessario. Non ci serve un Ponte sullo Stretto. Meglio cessi puliti e il rafforzamento del trasporto marino.

E morto Pescatore a circa 100 anni. Chi era costui? Quello che con la Cassa del Mezzogiorno fece partecipare il Sud al boom economico. Il grande elemosiniere. Tranne eccezioni, quasi nessuno nei media l’ha ricordato.

A me piace la Terra di Piero. Opere buone e lavoro di cura in memoria di chi aveva iniziato a Cosenza.

Questi pensieri sparsi sono figli della conversazione sul Sud che ho fatto stasera a Reggio Calabria con bravi giornalisti e scrittori meridionali come Peppe Smorto, Conchita Sannino, Mimmo Gangemi, Lino Morgante, Pietro Traccagnoli, Ringrazio la Fondazione Falcomatà per avermi premiato e per avermi coinvolto in un momento di dibattito pubblico sul Mezzogiorno.

Abbiamo bisogno di continuare a discutere del Sud.


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