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Perché il turismo garganico arranca
15 Ago 2016 08:30

Ha destato sensazione (ma anche qualche inutile polemica) la coraggiosa presa di posizione del presidente di Confcommercio, Damiano Gelsomino, a proposito della flessione accusata dai dati turistici della provincia di Foggia e delle politiche regionali che non sono riuscite a correggere questa tendenza.

Sotto accusa c’è Pugliapromozione, e il ruolo stesso svolto dall’agenzia regionale che si occupa di promozione turistica e territoriale. E’ vero che nell’era della globalizzazione e della internazionalizzazione dei mercati, la promozione turistica non può più riguardare piccoli territori (ragion per cui l’agenzia regionale punta all’affermazione del brand Puglia, piuttosto che a quella di territori subregionali, come il Gargano e il Salento), ma è doveroso chiedersi a chi spetti allora quella funzione di promozione e di valorizzazione che in passato veniva esercitata (a volte in modo eccellente, come nel caso di Manfredonia e di Vieste) dalle aziende di soggiorno e turismo.

Dovrebbero farlo, in qualche modo, i distretti turistici: ma è una prospettiva ancora tutta di là da venire.
In realtà, qualche campanello d’allarme per il turismo garganico era già squillato da tempo.
Nel 2011, era stato pubblicato uno studio che poneva in evidenza il rischio che per la Montagna del Sole si profilasse un periodo di stagnazione, per quanto riguarda il turismo. Luigi Badiali ed Emanuele Daluiso, ricercatori di Euro*IDEES, avevano esaminato i flussi del turismo pugliese utilizzando il metodo Butler (fondato sull’analisi del ciclo di vita delle destinazioni turistiche). Dallo studio (potete leggere qui la lettera meridiana che ne parlò) si rilevava che, per essere la meta turistica pugliese più antica, il Gargano mostrava qualche fatale segno di stanchezza.

Per affrontare il rallentamento che andava profilandosi, sarebbero state necessarie misure ad hoc, più articolate e meditate rispetto a quelle, fatalmente orientate all’intero territorio regionale, di Pugliapromozione.

E si sarebbe dovuta affrontare con maggiore energia e consapevolezza, soprattutto da parte della Regione Puglia, la contraddizione suprema che affligge il turismo pugliese (e garganico): il perdurante e assurdo isolamento in cui versano le sua mete turistiche “regine”, che sono proprio quelle della Montagna del Sole, ovvero Vieste e le località garganiche a maggior vocazione turistica come Peschici e Rodi Garganico.

La questione riguarda tanto il rilancio dell’aeroporto Gino Lisa quanto il completamento della superstrada del Gargano, inopinatamente avversati anche da una certa parte dell’opinione pubblica foggiana.
Un altro autorevolissimo campanello d’allarme sul rischio stagnazione del turismo garganico era stato fatto squillare dagli analisti del Gruppo Clas nello studio commissionato dalla Camera di Commercio e dai Gal  sul posizionamento dell’aeroporto Gino Lisa di Foggia nel sistema aeroportuale nazionale.

E’ uno studio di grande interesse perché collega strettamente i destini dell’aeroporto Lisa a quelli del turismo garganico: l’uno non può crescere, se non cresce l’altro, e viceversa. Sicché l’analisi è estesa anche alle politiche turistiche vere e proprio. Ed è singolare come la tesi di fondo in essa sostenuta confermi le preoccupazione manifestate dal presidente di Confcommercio circa il ruolo di Pugliapromozione.

Il primo aspetto da potenziare – si legge –  è certamente rappresentato dalla capacità di fare rete e creare sinergie; più precisamente, occorre proporre un’immagine unitaria dell’offerta turistica locale, la quale deve caratterizzarsi come prodotto armonico e organico, seppur articolato in più proposte tematiche. A tale logica dovrà ispirarsi la stessa attività promozionale, da concepirsi in termini congiunti e complessivi, e secondo logiche sinergiche, avendo cura di trasferire un’idea forte, definita e chiaramente identificabile del territorio”. Ed è proprio quello che non ha fatto Pugliapromozione.

Per leggere la lettera meridiana dedicata allo studio del gruppo Clas cliccare qui.


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