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Talento e bravura su Rai1. Intervista a Gennaro Iaccarino
29 Dic 2016 08:45

“Purché finisca bene”, la seconda stagione del ciclo di film targati Pepito Produzioni arriva a conclusione con il terzo film di questa serie, “Il mio vicino del piano di sopra”, in onda questa sera su Rai Uno. Ad affiancare due giganti del cinema quali Sergio Rubini e Barbora Bobulova, troviamo Gennaro Iaccarino, volto già noto del piccolo schermo, attore pieno di talento che Resto al Sud ha già avuto il piacere di conoscere. Dopo la bellissima performance in “Baciato dal sole”, non ci resta che sintonizzarci su su Rai1 per poterlo ammirare nuovamente.

Il 29 dicembre ti vediamo ne “Il mio vicino del piano di sopra”. Posso chiederti perchè questo titolo?

Bruno Beretta e Claudia Pessini, alias Sergio Rubini e Barbora Bobulova, abitano nello stesso stabile. Lei, amministratrice delegata in carriera decide di acquistare l’appartamento del suo vicino Bruno che rifiuta di andar via. Venuto a conoscenza dell’imminente matrimonio della sua ex moglie con un suo amico, propone alla nuova inquilina un patto. Lui lascerà la casa se lei fingerà per un giorno di essere la sua fidanzata accompagnandolo al matrimonio in questione al quale vuole assolutamente presenziare, ma non certo da single. Il piano prenderà una piega inaspettata.

Per quali motivi far parte di questo film?

Per mille motivi. Innanzitutto sono sano di mente e un’occasione così la prendo al volo! Inoltre affiancare Sergio Rubini o lavorare accanto a Luigi Di fiore è un’occasione gigantesca per sperimentare, assorbire, anche sbagliare. Lavorare con squadre forti, con grande sinergia e spirito di squadra ti crea uno spazio enorme dentro e fuori per creare e renderti disponibile. E poi perché mi diverte. I paradossi, le coincidenze, la follia, il tragicomico, sono aspetti che coincidono perfettamente con una fetta della mia quotidianità, posso usarle e metterle a servizio. E’ una commedia divertente ispirata ad un Tv movie francese “Mon voisin du dessous”.

Interpreti Nicky, Ci racconteresti un po’ di lui?

Nicky è un giovane designer, pragmatico, vive il suo tempo e la velocità che lo accompagna. Si fregia di collaborare con un designer con l’anima dell’artigiano ma ogni tanto gli si appanna la vista e non vede altra soluzione se non quella di spremersi forzatamente per produrre un prodotto usa e getta da dare in pasto al marchio di turno. Al contrario, Bruno nel suo lavoro ricerca l’ispirazione, il momento giusto, la folgorazione. E’ più comico il rapporto nella vita privata in cui a Nicky spetta il duro compito di riequilibrare l’anormalità del socio, assorbirne l’astrattezza, razionalizzarne i comportamenti . Gli fa da sveglia, da stimolo per produrre e sbarcare il lunario, e magari permettere al piccolo studio di non restare senza corrente.

Ancora una volta, vesti i panni di un ragazzo di buona bontà d’animo; è una sorta di angelo custode per il personaggio interpretato da Rubini. La bontà quanto pensi sia importante nella vita di tutti i giorni?

Generico forse come concetto. Sì al rispetto per chiunque, sempre. La generosità, la cura, l’attenzione, ma mai svenderle come al mercato a fine giornata. Ci sono fasi della vita in cui ci trascuriamo a vicenda, perdiamo i dettagli. Quelle sono buone occasioni per chi ci sta intorno di lasciarci un po’ affamati di bontà per riscoprirne il valore. La bontà spesso viene confusa con l’ingenuità, tendiamo a guardare dritto, per non mostrarci deboli, ma è una follia. L’intelligenza, la bontà e il carattere camminano sullo stesso binario.

Ancora una volta lavori con Pepito Produzioni. Cosa vuol dire per te lavorare con loro?

L’unione fa la forza. Avere la conferma che si possono fare grandi cose pur restando coi pedi per terra.

Questo film fa parte del ciclo “Purché finisca bene”. A cosa si deve il successo che sta avendo, nonostante sia la sua seconda stagione?

Il pubblico si è affezionato alle penne, alla scelta degli attori e alle trame. Sono commedie che parlano di storie popolari in contesti misti. Molti possono riconoscersi in uno dei tanti protagonisti e nelle storie dei sei tvmovie di questi ultimi due anni. E certamente non è un caso. Si attraversa l’Italia, accenti diversi, paesi e città sempre nuovi. Quest’anno passiamo da Napoli all’Abruzzo fino ad arrivare questa sera a Torino con il nostro caro “Vicino del piano di sopra”.

“Purché finisca bene” è una serie di film tv uniti dalla caratteristica di essere commedie a lieto fine. Il lieto fine credi sia importante nell’esistenza di ciascuno di noi? Esiste davvero?

Ho dei problemi con la parola fine a dire il vero. Piuttosto riempio il sacco fino all’orlo ma lascio che tutto metta radici e continui a crescere spontaneamente. La vita, la natura delle cose è così. Sono sempre stato un ottimista. Ma devo ammetterlo, non sempre è così. L’abbiamo vissuto tutti. E allora che si fa? Si cerca un coraggio che magari non pensavi di avere, per riscriverlo in corsa. Quando si va sotto sforzo si fanno belle scoperte. Ognuno desidera il lieto fine ed è sano che sia così. E’ il sogno che si avvera, le aspettative realizzate, ma sono quelle spesso a fregarci e a ferirci, ma siamo esseri immensi ed esiste una soluzione.Ti cito una frase che capita ad hoc, tratta da un monologo di Francesca Caprioli, direttrice artistica di “Fabrica” con la quale collaboro da anni: “Il vero errore è nell’aspettativa, perché così vediamo solo ciò che desideriamo effettivamente vedere. A discapito della conoscenza. E infatti solo quando l’evidenza è molto più forte della previsione, la sorpresa è squisita e delirante”.

Nuovi progetti?

C’è in ballo un progetto più grande di me, inaspettato, arrivato proprio in questi giorni ma è molto presto per parlarne. Continuo senza sosta con la squadra di Fabrica a macinare nuovi testi, nuovi incontri, nuovi spazi. Ne sono grato e non potrei più farne a meno.


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