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I soccorsi sarebbero arrivati prima se in hotel ci fossero state le figlie della Pinotti?
20 Gen 2017 16:01

Ci fossero state le sue figlie nell’albergo investito dalla valanga in zona terremotata, signora Roberta Pinotti, ministra alla Difesa (nulla ci viene risparmiato!), secondo lei i soccorsi sarebbero arrivati prima o no?

Se quel messaggio («Stiamo morendo di freddo») l’avesse mandato una sua figlia, lei avrebbe dormito lo stesso, sarebbe andata ministra pellegrina di microfono in microfono a dire «Lo Stato c’è» o avrebbe rivoltato il mondo sino a che non si fosse trovata la maniera di arrivare in tempo da quei poveracci?

Tutta la nostra ammirazione e gratitudine a quanti stanno facendo quello che possono, per aiutare persone che non sanno se morire di paura per il terromoto o di gelo per la tempesta di neve, ma davvero non ci si poteva arrivare diversamente se non a piedi e “dopo” all’hotel?

Gli elicotteri di Stato acquistati con i soldi nostri e talvolta con uso di mazzette (il che ci dà qualche elicottero in meno e qualche ladro in più), oltre che a portare qualche ministro in giro o le spigole fresche (in aereo o in elicottero, non ricordo… comunque, sempre a spese nostre) all’allora comandante della Guardia di Finanza in vacanza sulle Dolomiti, possono anche rischiare di arrivare dove in altro modo non si può (e come è stato fatto, ma dopo un giorno e più)?

Faccia capire, ministra, ormai da anni il Centro Italia è scosso da terremoti; l’intero sistema di faglie, le fratture della crosta terrestre, è in movimento; ormai con una terribile cadenza, una scossa più grande delle altre devasta ora una zona, ora un’altra, ma sempre lì stiamo. Poi arrivano le tempeste di neve e danno il colpo di grazia.

Ora: quando ci sarà il terremoto non si può dire, ma dove sì. E le serie storiche possono dare una idea del loro svolgimento, anche se questo non vuol dire che si ripetano uguali. Ma una certezza c’è: è lì o lì attorno che si scatenerà l’inferno. La neve, invece, era prevista, annunciata quasi al minuto e si sapeva che sarebbe stata una “rasoiata”, una mazzata siberiana…

Insomma: era noto cosa e dove.

Domanda: i mezzi, le strutture, gli uomini sono stati dislocati sul territorio in modo da poter intervenire nel modo più veloce ed efficace? Abbiamo sentito che gli spazzaneve non ce la facevano e servivano le turbine. E non lo si sapeva prima? E nel pieno del disatro, dei ritardi, della gente al limite della resistenza, abbiamo appreso che si sono mossi dei mezzi pesanti da Firenze. Firenze? Utili per il prossimo terremoto e una futura emergenza, mi sa; per questa, forse arriveranno un filino in ritardo, ma meglio tardi che mai.

L’elettricità è saltata in molte zone e servivano generatori? E ne erano stati predisposti in numero sufficiente e in località non lontane da quelle a rischio? E chi aveva generatori spesso lamentava la mancanza del carburante per farli funzionare. E non si sapeva prima che non vanno ad aria? Addirittura, lo abbiamo sentito in tivvù, tanta gente, dal resto del Paese, ha offerto generatori, ma non c’era modo di trasportarli dove servono. Davvero? E solo i generatori o anche altro?

È dal 2009 che in Centro Italia si ha un terremoto dopo l’altro. Si può concepire impreparazione (e nemmeno si dovrebbe) per il primo, ma tutti gli altri? Come si fa a sentire che, in attesa di ricostruire il paese distrutto, si è disposto l’appalto per le casette provvisorie, che “cominceranno ad arrivare” entro sette mesi e forse manco entro sette mesi? Ma che, non si sa che il sisma abbatte le case, quando è forte? E che prevenzione è, se viene fatta a posteriori? In sette mesi si fanno i palazzi; dopo quasi otto anni, L’Aquila è ancora con i ponteggi d’oro per i “prenditori” di regime.

Quelle zone appenniniche interne sono di piccola agricoltura specializzata e diffusi allevamenti. Se arriva la botta ed è prevista l’ondata siberiama, l’idea che possano esserci problemi per gli animali può essere concepita in anticipo; se lo è stata e il risultato dei provvedimenti preventivi è la semi-distruzione di una economia, animali allo sbando in un deserto gelido, senza cibo e assistenza; la fornitura, in alcuni casi, di tensostrutture per il loro ricovero, che fanno subito brutta fine sotto il peso della neve…, beh, protezione non è e se sì, poco; e civile manco a parlarne.

I mezzi di soccorso magari non erano necessariamente maldisposti e dislocati, ma insufficienti? Peccato, a saperlo prima, avremmo potuto rinunciare a una spesa indispendabile, come l’air force one di quel fanfarone di Firenze che l’aereo lo voleva più lungo. Quante cose si sarbbero potute fare con i 40mila euro al giorno che si sono bruciati e si bruciano per assecondare, con una costosissima pagliacciata, l’egocentrismo di tal Renzi Matteo, già capace di spendere, da presidente della Provincia e poi sindaco di Firenze, più di un milione e mezzo di euro in “pranzi istituzionali”, senza manco farci vedere gli scontrini?

Mentre scrivo, contrappongo queste parole alle immagini, che scorrono in tv, dei soccorritori arrivati, di notte e a piedi, all’hotel sepolto dalla valanga. E paragono il loro valore umano a quello di chi dovrebbe aver tutto previsto e predisposto e, non avendolo fatto o fatto male, ci sciorina l’elenco dei gravi problemi in tv. Ma non sono lì apposta per risolverli? Una volta, chiesi a un consulente economico della Casa Bianca, perché, salvo eccezioni, i ministri sono quasi ovunque poco efficienti. La sua risposta (non so se del suo sacco o una citazione), fu: «I governi hanno troppo da fare per restare al governo, per aver tempo anche di governare».

Allora, rifaccio la domanda: se nell’hotel sepolto ci fossero state le figlie della Pinotti, sarebbero arrivati prima o no i soccorsi? Se le zone colpite da terremoto e sepolte dalla neve fossero di residenza dei soli parlamentari, capi di partito, e nomenklatura araffona, i mezzi di soccorso sarebbero stati adeguati o no? Vicini e pronti a intervenire o no? L’alternativa al blackout elettrico sarebbe stata già predisposta o no? Riserve di carburante e di cibo ci sarebbero o no? A giudicare da come hanno provveduto a spese nostre, a se stessi, a familiari e tirapiedi (soldi, benefici, “scorte”, pensioni sino alla fine del mondo…), le risposte dovrebbero essere intuibili.

La gestione di questa emergenza doppia sarà ricordata come una delle peggiori di sempre; facile prevedere che ci saranno inchieste della magistratura per capire se ci sono responsabilità da sanzionare. Ma questo lo vedremo quando la neve sarà sciolta, molti dubbi e molti alibi anche.

Questo è populismo? Può darsi, qualunque cosa voglia significare. Ma se è il contrario di quello che pensa questa classe dirigente ormai alla deriva, autoreferenziale, senza più conatti con il Paese, ma soltanto con i propri privilegi, impreparata e incompetente, continuamente colta di sorpresa dai problemi che dovrebbero risolvere in anticipo…, beh, chiamatelo anche Filippo o come vi pare, ma meglio il populismo che quest’odio, questa indifferenza, questa continua, colossale noncuranza per il popolo, i suoi bisogni, i suoi problemi, il suo futuro; e considerato solo come bancomat di un branco di furbastri che hanno occupato lo Stato, per spolpare il Paese o farlo spolpare ai loro mandanti.


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