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The Guardian: “La risurrezione di Palermo. Ora è capitale culturale”
28 Mar 2017 11:22

La risurrezione di Palermo: come il campo di battaglia è diventato una capitale culturale“.

È questo il titolo altisonante dell’articolo che il britannico e autorevole ‘The Guardian‘ ha dedicato al capoluogo siciliano, sottolineando che la città sta usando milioni di euro, sequestrati ai boss della mafia, per finanziare la rinascita.

L’articolo, a firma di Lorenzo Tondo, parte dal racconto della Palermo dell’estate del 1992, quando più di 1.500 soldati presidiavano la città, dopo gli attentati che uccisero i giudici Giovanni Falcone (23 maggio) e Paolo Borsellino (19 luglio) e gli agenti delle scorte.

Allora c’era chi titolava, a ragione, ‘Palermo come Beirut‘.

Oggi, però, a distanza di 25 anni dal momento più terribile dell’aggressione di cosa nostra contro lo Stato, secondo il The Guardian (e anche secondo molti altri), Palermo è cambiata.

Ne sono prove, ad esempio, gli ultimi riconoscimenti: capitale della cultura italiana 2018, il centro storico come patrimonio dell’Unesco, la biennale più importante di mostra d’arte contemporanea – Manifesta – che si svolgerà l’anno prossimo.

Intervistato dal giornalista, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, a spiegato che “allora Palermo era la capitale della mafia, oggi è la capitale della cultura. Palermo era governata da cosa nostra e chi si trovava sulla loro strada è stato isolato, o nel peggiore dei casi, ucciso”.

“Ma qualcosa nella città stava cambiando – commenta il The Guardian – mentre l’esercito pattugliava Palermo, i suoi cittadini uscirono per le strade a migliaia per sostenere i giudici e protestare contro la mafia”.

Anche lo Stato, poi, ha fatto la sua parte con leggi speciali e sanzioni e condizioni più severe contro i boss, nonché con una valanga di arresti dal 1992 ad oggi: sono finiti in galera, ad esempio, il capo dei capi, Totò Riina e il suo vice, Bernardo Provenzano.

“Oggi – scrive il magazine britannico – la mafia siciliana è in declino, dando a Palermo un attimo di respiro. Ma, per la vera ripresa, ci vorrà del tempo: le ferite inferte dalla mafia sono visibili nell’architettura della città”.

Alcuni decenni fa, infatti, politici legati alla mafia ordinarono la demolizione di splendidi palazzo Liberty, sostituendoli con edifici di cemento. Un periodo passato alla storia come ‘il sacco di Palermo’.

“Hanno sfigurato la bellezza di Palermo – ha spiegato Maurizio Carta, docente di urbanistica presso l’Università dlla città – hanno demolito splendide ville del 19° secolo e depositate le macerie direttamente sulla costa vicina, rovinando le spiagge”.

Carta ha parlato di “processo di espiazione”. “È come se i politici, ad un certo punto, hanno sentito il bisogno di ripagare ciò che la mafia aveva portato via. Le strade del centro della città erano deserte, di andare lì dopo le 8.00 era addirittura pericoloso”.

Oggi, però, è tutto cambiato: il centro è costantemente pieno di palermitani e turisti che passeggiano e si ristorano.

Insomma, un articolo che, mettendo a confronto la Palermo degli anni più tragici con quella di oggi, ha anche l’importante valenza di comunicare ai turisti anglosassoni che il capoluogo siciliano è sicuro e rinnovato.


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