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La Sicilia deve coltivare i talenti e allevare gli ingegni
17 Mag 2017 08:47

La medaglia che la Regione Siciliana, nel giorno del 71° compleanno dello Statuto, avvenuto lunedì scorso, ha voluto conferire a Biagio Conte non è solo un riconoscimento all’assistenza e soprattutto alla solidarietà della Missione di Speranza e Carità ma anche, e soprattutto, il segno della consapevolezza che nell’Isola sono necessarie esperienze attive come queste per far fronte alla povertà che ci circonda, spesso nascosta come si fa con la polvere che si mette sotto al tappeto.

Ed è grazie a personalità forti e volitive come quella di Biagio Conte che la Sicilia palesa il proprio grande cuore per chi, per varie ragioni, non riesce ad avere una vita dignitosa ma, a malapena, sopravvive.

Noi, infatti, siamo un popolo accogliente, sempre propenso a tendere la mano al prossimo: non lo dice il senso di appartenenza ma la storia.

Siamo un popolo di contadini che conosce il senso del sacrificio e della pazienza; siamo un popolo di allevatori che sa che la cura è lo strumento essenziale per il sostentamento di tutti; siamo un popolo di pescatori che vede il mare come una piattaforma non solo di nutrimento ma di speranza.

La Sicilia di oggi, proprio per questo, non deve perdere di vista la tutela del benessere di chi la abita; di chi qui è nato o di chi qui ha scelto di passare come ancora di salvezza dalla fame e dalle guerre.

La Sicilia deve rafforzarsi nell’orgoglio, battendo i pugni sui tavoli che contano, per condurre verso di sè ogni misura idonea per contrastare quei fenomeni che rischiano di privarla delle proprie risorse umane, soprattutto quelle giovanili.

La Sicilia deve coltivare i talenti; deve allevare gli ingegni; deve pescare i fondi, trattenendoli qui.

Solo puntando all’orgoglio che è insito nello Statuto, infatti, si può provare a vincere la sfida che dobbiamo avere di fronte al nostro sguardo: valorizzare la bellezza e la forza che ci circondano.

E solo così si può aiutare Biagio Conte, e i tanti come lui, a vincere le disgrazie umane, per cui ci bagniamo le labbra con il miele quando c’è da parlare ma ci nascondiamo come gli struzzi quando c’è da agire.


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