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Un Gennaro Iaccarino immerso negli anni cinquanta de “Il Paradiso delle signore”
31 Ott 2017 06:44

Teresa (Giusy Buscemi) e Pietro (Giuseppe Zeno) sembravano finalmente liberi di vivere il loro amore alla luce del sole ma purtroppo non è così; è infatti ricomparsa Rose, la presunta moglie morta del proprietario de “Il Paradiso delle signore”. Questo è soltanto l’inizio di una seconda stagione per una fiction campione d’incassi nella scorsa stagione televisiva. A farne parte, quest’anno anche Gennaro Iaccarino, attore di grande talento che Resto al Sud ha già avuto il piacere di conoscere in veste di pubblicitario facendo emergere il sapore antico ma anche moderno degli anni cinquanta.

Ti stiamo vedendo nella seconda stagione de “Il paradiso delle signore”. Per quali motivi hai accettato di fare parte di questa fiction campione d’incassi?

Sono sempre incuriosito e affascinato da film e fiction ambientati in epoche diverse dalla nostra. In questo caso, il periodo è il secondo dopoguerra, non troppo lontano da noi, ma straordinariamente diverso dalla società che conosciamo oggi. Un po’ per questo, e un po’ per l’alto livello della produzione dimostrato dal successo della fiction, ho accettato con piacere di farne parte.

Interpreti il dottor Fasano, un pubblicitario. Ci racconteresti un po’ di lui?

Il mio personaggio è  uno dei diversi consulenti pubblicitari che incontriamo nella serie. Un grosso progetto a cui sta lavorando lo porta a dover gestire delle situazioni delicate. Ha una sua umanità, a dispetto del ruolo che lo costringe a scelte scomode.

Siamo in un mondo in cui tutto sembra proiettato sull’apparire e poco sulla vera essenza, grazie soprattutto a spot pubblicitari. Qual è il tuo rapporto con la pubblicità?

Ci sono pubblicità che hanno la qualità dei grandi film, dove sempre più spesso vengono chiamati registi di fama a dirigere attori straordinari. Quando in trenta secondi uno spot riesce a farti sorridere, emozionare, divertire o anche solo pensare, ha tutta la mia stima, al di là dal prodotto che cerca di promuovere.

La serie tv è ambientata negli anni ’50. Cosa  rappresentano per te quegli anni?

Sono anni che annunciano grandi cambiamenti; c’era un’Italia da ricostruire ancora legata a vecchi modi di pensare e a tradizioni difficili da eradicare, anni in cui si preparava il terreno a inimmaginabili evoluzioni tecnologiche. Si ricostruiva sulle macerie di una guerra per avviare, pur tra immense difficoltà, il benessere dei decenni successivi. Anni che molti di noi non hanno vissuto se non tramite i ricordi dei nostri nonni e dei nostri genitori, ma per cui ho sempre avuto una grande curiosità e fascinazione.

Il ruolo della donna nella società e all’interno delle mura domestiche era ben diverso rispetto ad oggi. Per te? Cos’è cambiato?

Molto è cambiato per le donne rispetto a quegli anni, ma molto credo debba ancora cambiare. Specialmente in alcune parti del nostro Paese. In ogni caso il cambiamento è in atto, e in questo “Il Paradiso delle Signore”, mostra come in sessanta anni molto sia cambiato nel modo in cui viene vista la donna, anche grazie a personaggi forti e tenaci come Teresa Iorio.

Cosa vorresti arrivasse al pubblico di questa serie tv?

Il piacere di immergersi in storie di vita che sebbene diverse o lontane da noi, appaiano vere e intense.

I tuoi prossimi progetti?  

Nei prossimi mesi andrà anche in onda Gomorra, un’altra serie importante di cui ho avuto il piacere di fare parte. Tra i molti impegni vorrei portare avanti il mio sogno di mettere in scena dei lavori teatrali elaborati e diretti da me. Il cinema e la televisione saranno dominanti nei prossimi mesi, ma ci tengo a non dimenticare il palcoscenico, che mi ha dato tante soddisfazioni, anche recenti, come “La Vestale di Elicona”, un bello spettacolo rappresentato al teatro Carignano di Torino, dove interpretavo un impegnativo ruolo da protagonista insieme all’attrice Elisa Lombardi, e insieme a un quartetto di cantanti lirici e un’orchestra sinfonica. Uno degli impegni futuri sarà proprio una nuova tournée di questo interessante “opera show”.


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