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Affezionarsi alle persone e non ai beni materiali. Intervista a Stefano Fresi “La casa di famiglia”
16 Nov 2017 07:00

Stefano Fresi, uno dei volti più noti e apprezzati del cinema italiano, torna in sala con “La casa di famiglia” di Augusto Fornari in cui è protagonista insieme a Lino Guanciale, Libero De Rienzo e Matilde Gioli.  Il risveglio del padre di quattro fratelli dal coma e la necessità di riportarlo in quella casa che stava per essere venduta darà vita a situazioni divertenti, ma soprattutto farà in modo che questa famiglia così sfaldata si riunisca. Stefano Fresi ancora una volta riesce a emozionare unendo ironia e malinconia, come solo i più grandi attori sono in grado di fare.

Sei al cinema con “La casa di famiglia”. Per quali motivi hai detto di sì a questo progetto cinematografico?

Beh innanzitutto perché a chiedermelo è stata una delle persone di cui mi fido di più in questo settore, ovvero Augusto Fornari; lo conosco da quando avevo 18 anni e ci lega un’amicizia fortissima. Ho letto poi una sceneggiatura molto divertente e non potevo far altro che accettare.

Vesti i panni di Oreste. Come ti sei preparato per questo ruolo?

Ho immaginato come potrebbe essere un rapporto conflittuale con un fratello, cioè sangue del tuo sangue con il quale nemmeno ti parli. Non è stato semplicissimo perché non mi sono mai trovato in una situazione simile; ho infatti una sorella con la quale vado d’amore e d’accordo. Mi sono ispirato a storie di vita che conosco. Per quanto riguarda l’aspetto personale del personaggio, slegato dai suoi fratelli, posso dirti che siamo molto simili. Entrambi abbiamo una famiglia, figli e facciamo i musicisti.

Ci racconteresti un po’ di lui?

E’ un uomo sostanzialmente riuscito nella vita: è sposato con figli e ha fatto della sua passione il suo lavoro. E’ un musicista ma con il rammarico di non essere arrivato all’apice del successo che sperava; la sua opera purtroppo non viene molto presa in considerazione. Ha avuto il coraggio di lasciare un’orchestra per dedicarsi completamente alla composizione ma non è andata benissimo. E’ un po’ rassegnato e triste, con qualche problema economico. Ecco che, per quanto gli pesi, vendere la casa di famiglia può essere una soluzione.

Tutto il film ruota interno alla casa di famiglia. Qual è per te la vera casa di famiglia?

E’ il luogo dove hai i ricordi più belli di quando eri bambino. Per me è la casa dei miei nonni in Sardegna. Spero che la casa in cui vivo con la mia famiglia sia un punto di riferimento sempre per mio figlio, anche quando sarà grande.

Quale valore ha la famiglia per te?

Ha un valore fondamentale. E’ il porto dove ti senti più sicuro, il posto in cui ti senti capito e perdonato nonostante te stesso.

Affrontate molte tematiche come per esempio la difficoltà economica, gli aspetti salutistici dopo il come e l’affetto tra familiari. Come ti rapporti a questi?

Sono argomenti talmente quotidiani per tutti coloro che mi stanno intorno che è impossibile non rapportarsi a loro. Chiunque di noi può avere in famiglia qualcuno che non sta bene o che ha problemi economici. Il film racconta in  maniera estremizzata quello che di fatto può succedere a ognuno.

Cosa vorresti arrivasse agli spettatori?

E’ molto più importante affezionarsi alle persone che non ai beni materiali. Gli affetti di coloro che ci stanno vicino sono fondamentali, in quanto linfa della nostra esistenza.

Nuovi progetti? 

Sto per cominciare le riprese de “La befana vien di notte” di Michele Soavi con Paola Cortellesi.


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